Il rischio è che si finisca ai ferri corti. Da un lato il Presidente Crocetta non perde occasione per ribadire che “non me ne frega niente dei partiti, facciano in fretta io lunedì presento la giunta”, dall’altro Pd e Udc che gli ricordano che “non è stato eletto da solo, ma da una coalizione”. Il braccio di ferro è sui nomi e sui deputati regionali, perché il governatore è stato chiaro: nella sua giunta non deve entrare nessun inquilino dell’Ars e ha già scartato diverse indicazioni finite sul suo tavolo, provocando le ire di D’Alia e Genovese. Oggi a Roma è in corso un vertice per cercare di dirimere la matassa, alla presenza dei segretari regionali Pd-Udc Lupo e D’Alia e dei leader nazionali dei due partiti. Non è facile trovare l’accordo perché gli equilibri sono a rischio e se salta l’intesa per la giunta le ripercussioni si vedranno in Aula al momento del voto sull’Ufficio di Presidenza. Se salta un tassello salta l’intero banco. E Crocetta ha dimostrato sin dal primo giorno di essere allergico al vecchio manuale Cencelli. Messo in soffitta il toto-nomine adesso si attende la fumata bianca romana, questa sì, davvero, figlia di una politica vecchissima e che non riesce a sganciarsi da sistemi medievali. Che gli assessori siciliani debbano essere decisi in un conclave romano è un metodo da archiviare. Nel corso della riunione di ieri che ha battezzato la nascita del Movimento politico Crocetta Presidente il governatore ha messo alcuni paletti: il primo è per i “traditori” eletti nelle liste Crocetta e transitati in un batter d’occhio nel Movimento per il territorio di Salvo Andò “noi non facciamo da taxi elettorale”, ha detto, mentre il secondo paletto è per Rinaldi e Cocilovo che erano in pole position in casa Pd per la giunta. Sembra che Genovese non l’abbia presa molto bene e che, dopo aver pensato ad una fedelissima come Liliana Modica (anche in quota rosa) ha poi dirottato sul segretario provinciale del Pd Nino Bartolotta, ben sapendo che anche su questo nome non è affatto scontato l’entusiasmo di Crocetta. E’ probabile infatti che sui nomi si vada allo scontro. Sul fronte Udc tocca a D’Alia dipanare la matassa e trovare un esponente, non eletto il 28 ottobre, che sia “di area” ma non squisitamente politico. Il segretario regionale dell’Udc in realtà aveva pensato di riempire la casella inizialmente con Giovanni Ardizzone, ma strada facendo, vista l’aria che tira, ha spostato la lancetta su Lino Leanza, che a Catania ha fatto registrare risultati più che ottimi. In questo caso per Giovanni Ardizzone si dovrebbe aprire la strada per la Presidenza dell’Ars. Nulla in questo momento può essere dato per scontato perché è come un castello di carte, se non stai attento crolla tutto. E anche su questi punti Crocetta non ha lesinato il suo punto di vista: se non si trova l’accordo tutti a casa e si torna alle urne.Se qualcuno in campagna elettorale aveva pensato ad un “Presidente diplomatico vecchia maniera” si è trovato di fronte per dirla alla Cancelleri: “una zitella acida che non si allea con nessuno” e che tantomeno si sposa per procura.
Rosaria Brancato