Da settimane ha messo il naso dove non doveva, facendo uso della “capacità ispettiva” del ruolo di consigliere e chiedendo carte, dati, chiedendo conto a Messinambiente, Ato 3 e Atm, su spese, consulenze, sprechi. Per il suo dossier su Messinambiente è stato anche ascoltato dai magistrati che coordinano l’inchiesta. Puntuale quindi, per Daniele Zuccarello, esponente del Pd, è arrivata dai colleghi la sfiducia da capogruppo dei Progressisti Democratici….
Probabilmente, in una città dove i patronati e la vecchia cara clientela sono gli unici modi per far politica, l’aver toccato i tasti sbagliati ha un costo, e una sfiducia etero diretta la dice lunga sull’incapacità di cambiare metodi.
Ma andiamo ai fatti. I due consiglieri comunali del gruppo Progressisti Democratici (lista collegata al Pd alle amministrative 2013), Francesco Pagano e Simona Contestabile, attraverso una lettera al presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile ed al segretario generale Antonino Le Donne, comunicano la sfiducia al capogruppo Daniele Zuccarello, renziano, contestandone “il merito e l’operato” e sottolineandone “l’insuperabile compatibilità con il resto del gruppo”.
Secondo la Contestabile e Pagano, l’ormai ex capogruppo avrebbe troppo spesso preso le distanze dal resto del Pd, come si evince da verbali di Consiglio e di Commissione, seguendo posizioni basate su un “personalismo non più condivisibile”.
Evidentemente, si deduce, il resto del Pd non concorda sulla necessità di far chiarezza sulle zone d’ombra delle partecipate, da anni vera spina nel fianco dei bilanci ma comodi e affollati carrozzoni clientelari e non può essere neanche pensabile che un consigliere la pensi diversamente.
Da luglio, quando cioè è stato eletto capogruppo, Zuccarello, non avrebbe mai convocato riunioni con i due colleghi, che hanno sempre appreso le sue iniziative o direttamente in Aula o dalla stampa.
“Siffatte circostanze- concludono Francesco Pagano e Simona Contestabile- al perpetrarsi di un atteggiamento sordo ai moniti degli altri componenti del gruppo e senza alcuna legittimazione, essendo venuta meno qualunque forma di rappresentanza e rappresentatività, hanno portato alla spiacevole ma irrevocabile decisione di sfiduciare il capogruppo”.
Nei prossimi giorni sarà annunciato il nome del nuovo capogruppo dei Progressisti Democratici.
A stretto giro di posta è arrivata la replica dell’interessato: “Prendo atto- scrive Zuccarello- dell’iniziativa dei consiglieri Contestabile e Pagano, che piuttosto che condividere con me le battaglie di trasparenza e di proposta che sto portando avanti utilizzano artatamente il regolamento del Consiglio per proporre una mozione che ha solo il sapore amaro del vuoto politico che contraddistingue un modo arrogante, becero o obsoleto di fare politica e del quale gli elettori ne accusano il rigetto. Continuo a prendere le distanze da questi modi di fare politica perché fanno male al Pd che è anche il mio partito”.
Nella replica l’ex capogruppo Zuccarello annuncia, su mandato dei Progressisti Democratici (movimento che fa capo al gruppo di Nicola Barbalace) una conferenza stampa per dare la sua versione dei fatti e rilanciare l’attività politica del gruppo.
Quanto accaduto è anche il segnale di un modo riduttivo d’intendere il ruolo di Consigliere comunale, limitandolo alla redazione di interrogazioni e interpellanze, più confacenti ad un consigliere di quartiere. Non appena qualcuno si discosta dal binario, cercando anche di rispondere a quel mandato conferito dagli elettori, viene attaccato dal resto del gruppo. Resta da chiarire perché avere orientamenti distanti da quelli del Pd ( che in Aula hanno una maggioranza quasi bulgara) possa essere fonte di sfiducia e non di semplice “divergenza di opinioni”.
Di recente poi Daniele Zuccarello,con una nota dei Progressisti Democratici, firmata anche da Nicola Barbalace, ha preso le distanze, indicandone i motivi, dall’appello presentato al Cga in merito alle amministrative 2013.
A margine c’è un’ultima osservazione, da collegare alle recenti vicende in casa Pd dello Stretto, come l’esito delle primarie regionali ed il 73% di voti per l’ex segretario regionale Giuseppe Lupo, candidato di Francantonio Genovese, nonché le polemiche legate alla gestione della segreteria provinciale di Basilio Ridolfo, divenuta con il passare dei mesi “poco unitaria” rispetto alle premesse.
Tutti gli ultimi movimenti ed esiti delle urne dimostrano chiaramente che il Pd di Messina è saldamente in mano a Genovese ed ai fedelissimi.
Se qualcuno aveva pensato il contrario dovrà ricredersi e le mosse di questi giorni vanno in questa direzione. La sfiducia di Zuccarello, renziano, oltre ad avere una regia che non è in casa dei Progressisti Democratici, rientra in quest’ottica di ristabilimento dei confini. Gran parte dei consiglieri comunali Pd sono genovesiani di ferro, e sfiduciare chi ha intrapreso un percorso diverso, toccando precisi interessi nei feudi clientelari, rientra in questa logica di ripristino dello status quo. Nello scacchiere non può esserci una pedina fuori posto, soprattutto se questa va a ficcare il naso dove non deve.
Rosaria Brancato