di Carmelo Caspanello
MESSINA – La partita a scacchi sulla politica regionale, in Sicilia, si gioca su più fronti. Uno, importante, è Messina. Per due motivi. Innanzitutto perché gli elettori della terza città siciliana in primavera saranno chiamati alle urne, in anticipo. E poi per la presenza del “candidato presidente” Cateno De Luca, che negli ultimi mesi ha tenuto la scena sul palco della politica, senza risparmiare attacchi e pernacchie all’uscente Nello Musumeci.
E’ sullo stato di salute del Centrodestra in particolare e sugli sviluppi che la politica riserverà nelle prossime settimane a livello regionale e nella città dello Stretto, che con il deputato nazionale della Lega Nino Germanà puntiamo l’attenzione in un sabato pomeriggio che il parlamentare trascorre sul treno, di ritorno da Roma.
La situazione del Centrodestra in Sicilia appare seria, anche perché legata ai rapporti tra i leader nazionali non proprio idilliaci. Anzi, che a stento si parlano. Si ipotizza un tridente under 45 che intreccia le elezioni regionali e le Amministrative nelle più importanti città siciliane: Nino Minardo (segretario della lega nell’Isola nonché parlamentare nazionale) a Palazzo d’Orléans, Carolina Varchi (Fdi) a Palermo e Matilde Siracusano (Fi) a Messina… Nei prossimi giorni ne discuteranno Salvini e Meloni. Onorevole Germanà, Cosa ne pensa?
“La Sicilia si sa, è sempre stata un laboratorio politico e il centrodestra siciliano ha una peculiarità tutta sua rispetto al centrodestra nazionale e cioè che in Sicilia le forze centriste sono determinanti mentre nel resto d’Italia no. Questo significa che non basta un accordo tra i maggiori leader della coalizione ma va rispettato il pensiero di un’area di centro che è stimata intorno all’ 8 %. Il centrodestra siciliano unito è imbattibile, lo dice la storia, proprio per questo sono convinto che si ritroverà la compattezza che ci farà vincere nell’ultima regione che andrà al voto prima delle politiche. Il tridente mi piace e sono convinto che saremo uniti come il nostro elettorato spera. La mia convinzione parte dal fatto che con Minardo, Varchi e Siracusano, se dovessero accettare queste sfide, parliamo spesso ed è pensiero comune che la sinistra in Sicilia vince solo se siamo divisi”.
Ha detto no all’ipotesi allargata in Sicilia stile governo Draghi a livello nazionale. Ipotesi definitivamente tramontata?
“Non può esistere un modello Draghi né in Sicilia né in altra parte d’Italia. Superare la pandemia e rilanciare l’economia dopo i disastri di Conte e Arcuri, questi sono i motivi che hanno portato il presidente Draghi a palazzo Chigi , e per questi motivi anche la Lega con grande senso di responsabilità ha accettato di fare parte di una maggioranza con partiti che la pensano in maniera diametralmente opposta dalla nostra. Cosa diversa può essere un modello largo in una specifica realtà, ma non penso a Messina”.
Meloni sostiene che non ricandidare il presidente uscente sarebbe un brutto precedente…
“In una coalizione bisogna capire cosa ne pensano tutti gli alleati altrimenti non è una coalizione. Forza Italia ha già messo in campo Micciché e questo per la Meloni dovrebbe già essere elemento di riflessione. Poi se la coalizione all’unanimità sceglierà Musumeci, sarà un Musumeci bis”.
Cateno De Luca ha ufficializzato la candidatura alla presidenza della Regione e dice che non tornerà più indietro. Il suo delfino e deputato regionale Danilo Lo Giudice ha detto che “Sicilia Vera (il Movimento di De Luca) va avanti senza aspettare le mosse degli altri, le alleanze. Ha ancora senso parlare di alleanze nel centrodestra considerata la situazione politica che si registra?
“Tre anni fa ha vinto e come tale aveva il dovere di governare la città fino alla fine. Saranno i cittadini a giudicare su cosa ha fatto e su cosa ha peccato. De Luca è un politico di destra ma non è stato mai organico alla coalizione. Che non aspetti le mosse degli altri è cosa nota e proprio perché lo conosciamo anche noi non aspettiamo le sue”.
Come disegna il quadro (a tinte fosche) della politica regionale? Non per guardare in casa altrui, ma anche la parte che riguarda il centrosinistra… La situazione si evolve in poco tempo e gli scenari ipotizzati dopo le ultime amministrative si sono già sciolti come neve al sole.
“Pd e M5S ormai camminano a braccetto. I moderati che votavano il Pd come forza equilibrata di governo, se dovessero ancora votarli, con il loro consenso daranno forza alle idee già fallite dei grillini come il reddito di cittadinanza”.
A Messina, Federico Basile, il candidato di Sicilia Vera (De Luca) si è presentato alla città aprendo di fatto la sede e la campagna elettorale. A Destra e a Sinistra si parla ancora di ipotesi (vedi la Siracusano), progetti più o meno allargati (Navarra). Non pensa che si rischi di sottovalutare nuovamente De Luca come tre anni e mezzo addietro?
“Pochi giorni ancora serviranno a definire il quadro regionale e del Comune di Palermo, così anche Messina potrà avere una proposta forte e autorevole. E Matilde Siracusano è un’ipotesi forte e autorevole, con un vantaggio rispetto ad altri: l’entusiasmo di una giovane che può fare la differenza. Se la scelta dovesse cadere su di lei non sarà solo per la sua giovane età ma per quello che in questi anni ha dimostrato in Parlamento. De Luca l’ha definita lo “strumento” per la vicenda risanamento, direi triste come battuta nei confronti di una parlamentare che si è spesa per la città senza mai guardare l’interesse del suo partito. Non so chi dei due sia stato lo strumento ma di certo so che ne ha beneficiato la città di Messina e Matilde è stata determinante. Non credo che la volta scorsa De Luca sia stato sottovalutato, la nostra era una buona proposta ma forse in quel frangente, in una città che tra commissariamenti e Accorinti, non era governata da quasi un decennio, la città ha scelto una proposta più “forte” delle altre”.
Come definisce l’Amministrazione De Luca, l’esperienza che si è appena conclusa? Cosa lascia alla città di Messina?
“Nessun sindaco, neanche il migliore del mondo, in meno di quattro anni può fare miracoli. Per lasciare un segno ci vogliono due mandati pieni. Nel primo si pensa, si pianifica, si progetta, nel secondo si raccolgono i frutti. Prova ne è che molti cantieri, se non tutti, erano delle precedenti amministrazioni, fino ad arrivare a Buzzanca. Detto ciò devo dire anche con onestà che ha fatto una buona ordinaria amministrazione che spesso non è scontata. Ottimo risultato anche sulla differenziata ma non vedo né tram volante né Casinó a Palazzo Zanca. Non sarò io a dare il voto all’Amministrazione De Luca ma saranno i cittadini o tuttalpiù prenderemo per buono il voto che è stato dato dal magnifico rettore Cuzzocrea…”.
Anche a Roma i partiti annaspano. Dopo la rielezione del presidente della Repubblica Mattarella, tra i partiti che sostengono Draghi è tornata la tensione (il Governo con il Milleproroghe è andato giù quattro volte). Qualche anno addietro sarebbe stata crisi…
“In tutti i governi capita l’incidente di percorso e non sarà certo un emendamento o un ordine del giorno a far cadere il governo con la maggioranza più larga di tutti i tempi. Francamente visto che la nostra è una conversazione “privata” le confesso che dopo l’elezione del presidente della Repubblica sarebbe stato bello andare al voto e restituire la parola ai cittadini, ma uscire dal governo e lasciare Draghi nelle mani di Pd e M5S… meglio di no”.