cronaca

Gestivano le imprese confiscate a Barcellona, l’uomo d’onore non parla…

Messina – Non è un muro di silenzio quello che si sono trovati di fronte gli inquirenti, agli interrogatori di garanzia seguiti ai 15 arresti per mafia a Barcellona. Qualcuno ha infatti deciso di chiarire la propria posizione, rispondendo alle domande del Giudice per le indagini preliminari. La maggior parte degli arrestati, collegati in video conferenza dai carceri di Messina, Catania e Siracusa dove sono ristretti e in presenza per l’unica persona ai domiciliari, si è avvalsa invece della facoltà di non rispondere.

Salvatore Ofria

Non ha parlato, ad esempio, Salvatore Ofria, assistito dagli avvocati Salvatore Silvestro e Giuseppe Lo Presti. Quello che è considerato elemento di spicco del clan di Barcellona, secondo il boss Carmelo Vito Foti “unico uomo d’onore” dei barcellonesi…(così lo definisce in una conversazione intercettata nel 2022) ha deciso di non rispondere alle domande del Giudice.

Hanno risposto invece, negando l’accusa di mafia, la moglie Luisella Alesci, Angelo Munafò, Carmelo e Giuseppe Ofria. Gli interrogatori di garanzia di tutti gli arrestati sono andati avanti a lungo ieri, e dalle 9 del mattino si sono conclusi soltanto alle 19 di sera circa.

Il nuovo pentito dei barcellonesi

Marco Chiofalo

Agli atti dell’inchiesta sulla gestione dell’impresa degli Ofria ci sono anche i verbali di un nuovo collaboratore di giustizia. Il pentito Marco Chiofalo, ex dipendente dell’impresa e vicino a Giuseppe, figlio di Salvatore, ha spiegato nel 2023 agli investigatori che in azienda esistevano due contabilità, una messa a disposizione delle autorità ed una in nero, per le esigenze della famiglia Ofria, che secondo quanto riferito da Giuseppe Ofria a Chiofalo, ammontava a circa 4, 5 milioni di euro. Nei periodi di libertà, Salvatore Ofria gestiva personalmente lo “sfascio” Bellinvia, e tutto l’incasso in nero andava riposto in un borsello nero da cui poi si divideva ed attingevano tutti i componenti della famiglia.

Il borsello nero

A scoprire l’esistenza del borsello sono state le microspie della Polizia, che è riuscita a piazzarle nella rivendita di famiglia nel 2024, dopo le dichiarazioni del nuovo pentito barcellonese.

Secondo gli inquirenti una parte dell’incasso in nero dell’impresa confiscata nel luglio 2024 è stata consegnata anche alla famiglia Di Salvo, per sostenere le spese di carcerazione di Sam Di Salvo, considerato il reggente del clan di Barcellona e al 41 bis da tempo, oggi “dissociatosi” da Cosa Nostra. Di Salvo è sposato con una sorella di Salvatore Ofria.

Quando il boss voleva allargare l’impresa confiscata

Nel maggio 2024 una conversazione nel carcere di Vibo Valentia tra Salvatore Ofria e le donne di famiglia, intercettata, svela agli investigatori che era in corso una trattativa per l’acquisizione, da parte dell’impresa sequestrata e affidata all’amministratore giudiziario, di un terreno per allargarne l’area. In quella discussione, scrive il giudice nell’ordinanza custodiale, Salvatore Ofria si attribuisce l’ultima parola sulla trattativa.

La gestione deviata dei beni confiscati

L’accusa della procura di Messina è che l’impresa Bellinvia era al centro di una gestione “deviata” del bene confiscato, emersa nelle informative della Polizia nel 2017, formalizzata nella chiusura delle indagini nel 2019 e sfociata ora nel blitz condotto dagli agenti del Servizio Centrale di Roma e dalla Squadra Mobile di Messina, diretta da Vittorio La Torre.

I difensori sono pronti a dare battaglia, soprattutto sul piano delle esigenze cautelari, e hanno rimandato il primo vero confronto coi giudici ad un nuovo passaggio, quello che probabilmente avverrà col Riesame della misura cautelare. Fino a ieri infatti, ovvero fino all’interrogatorio di garanzia, a tutti gli arrestati era stato vietato di parlare con il proprio legale e, in attesa di approfondire gli atti e le strategie difensive, oggi quasi tutti hanno taciuto.

Stanno quindi esaminando gli atti dell’inchiesta della Polizia e della Procura di Messina gli avvocati Salvatore Silvestro, Tino Celi, Massimo Alosi, Giuseppe Lo Presti, Giuseppe Cicciari, Tommaso Calderone, Francesco Scattareggia Marchese, Angelo Mangione e Alberto Gullino.