La Procura di Patti risponde ai consulenti della famiglia Mondello, che adombrano l’ipotesi di un depistaggio, e spiega : “indagini portano all’ipotesi dell’omicidio suicidio per Viviana e Gioele”
E’ ancora polemica sull’inchiesta della Procura di Patti sul giallo di Caronia. Stamane il procuratore capo Angelo Cavallo ha risposto ai consulenti della famiglia Mondello con una dichiarazione all’agenzia stampa AdnKronos. Il criminologo Carmelo Lavorino, l’ultimo in ordine di tempo incaricato dalla famiglia di occuparsi del caso, ha infatti parlato di riscontri, da loro trovati, all’ipotesi che Viviana sia morta sul colpo, ma non cadendo dal traliccio, ed in un luogo diverso da quello dove è stata ritrovata.
Per la famiglia, Viviana è morta altrove, probabilmente uccisa, e portata sotto il traliccio per inscenare il suicidio. Un depistaggio, insomma.
La famiglia con i propri consulenti ha riesaminato autonomamente molte delle tracce trovate dagli inquirenti, ha effettuato diversi sopralluoghi sul posto, ma non ha ancora a disposizione tutti gli accertamenti effettuati per conto della Procura di Patti, che saranno a loro disposizione nell’interezza soltanto alla conclusione formale dell’inchiesta.
Intanto il Procuratore Cavallo torna a “difendere” il proprio pool di esperti e investigatori: “Per noi, fermo restando che le consulenze devono essere ancora depositate, e prevediamo quella di Viviana a fine marzo, tutto conduce ad un evento compatibile con un suicidio, con precipitazione dal traliccio. In ogni caso al di là delle risultanze oggettive delle consulenze, abbiamo vagliato tutte le ipotesi alternative, confrontando ed incrociando dichiarazioni, risultati di tabulati telefonici, indagini tecniche, accertamenti genetici eccetera e per tale motivo non condividiamo le conclusioni dei consulenti di parte, che riteniamo quanto meno ardite”.
“Gli esami sul piccolo Gioele richiederanno ancora qualche tempo alla luce delle condizioni in cui è stato ritrovato. Anche questo esame ad opera dei consulenti di parte è stato fatto, nel rispetto del codice, per mero spirito di collaborazione ed esclusivamente perché siamo alla ricerca della verità e non abbiamo nulla da nascondere. Tutto ciò al pari degli altri esami da noi già svolti in passato e che le parti ci hanno chiesto di ripetere. Ovviamente senza apportare alcun elemento di novità alle indagini “, precisa il procuratore capo di Patti.