Non si vede a occhio nudo ma sull’ospedale Piemonte si sta combattendo una guerra invisibile che sta lasciando morti e feriti le cui tracce vedremo tra non molto ma che adesso neanche possiamo notare. Già ad agosto (vedi articolo allegato) Tempostretto ha lanciato l’allarme su un disegno, quello dell’omicidio dell’ospedale Piemonte, che lentamente si sta portando a termine grazie non solo ai mandanti ed agli esecutori ma anche a quanti, per distrazione, per ingenuità, indifferenza o consapevolmente, se ne stanno rendendo complici.
E’ una guerra sottile che si gioca sulle parole, sull’interpretazione dei numeri, sull’incapacità atavica che abbiamo nel difendere il nostro territorio,così che alla fine, nella confusione, non capisci più dove sta la verità, dove sta la fregatura, dove sta quella trappola che porterà a chiudere il Piemonte inteso come ospedale e a trasformarlo in altro, che sarà anche alto, bello e con gli occhi azzurri, ma non è il “nostro ospedale Piemonte”, quello nato tra le lacrime e il sangue del sisma del 1908. A me preoccupa il fatto che il ddl presentato da Santi Formica, e firmato da tutta la deputazione regionale messinese, e che prevede l’accorpamento tra IRCC Neurolesi e Piemonte, sia lì, all’attenzione dell’Ars ignorando totalmente il fatto che l’intera città sta chiedendo l’esatto opposto. Quel che mi preoccupa non è il fatto che Formica abbia presentato il ddl, ma il fatto che lo abbiano firmato tutti: Nino Germanà,Ncd, Franco Rinaldi e Filippo Panarello, Pd, Beppe Picciolo e Marcello Greco, PdR, Bernardette Grasso, Forza Italia. Di questi Rinaldi e Formica hanno anche partecipato alla nota manifestazione del 29 settembre per “Salvare l’ospedale” e che si concluse con l’aggressione ad Accorinti. Stessa manifestazione durante la quale Accorinti annunciò una conferenza dei servizi che stiamo aspettando da oltre un mese. Unico a non aver firmato il ddl è il Pd Giuseppe Laccoto, che probabilmente ha le sue perplessità su un’operazione che potrebbe non coincidere con la salvezza del nosocomio. Noi siamo grati se la deputazione intera fa qualcosa per Messina, ma saremmo altrettanto grati se almeno ascoltassero quello che la città ha da dire. Formica vede nel matrimonio con l’Irccs la salvezza del Piemonte. Un dubbio viene, perché ad esempio, con questo matrimonio è lo storico nosocomio ad assumere il cognome dei Neurolesi, perché si chiamerebbe “Irccs Centro Neurolesi Fondazione Bonino-Plejo-Ospedale Piemonte”. C’è poi il problema della coabitazione della coppia. “Il Neurolesi- spiega Formica facendo capire chi nella coppia è il marito- metterebbe a disposizione del Piemonte 80 posti. Il Piemonte manterrebbe: pronto soccorso, cardiologia, ostetricia, ginecologia, chirurgia, geriatria, più le attività ambulatoriali, diagnostica e riabilitazione esterna. Avremo almeno 200 posti”. Insomma, meglio di Grey’s Anathomy. Nel mezzo ci sono due dettagli: il drastico taglio dei posti letto che il Piano di riordino ospedaliero regionale ha imposto a Messina nel silenzio dei più e la facile obiezione che il Neurolesi fagociterà il Piemonte.
Da parte di Accorinti poi non si è ancora avuta una posizione netta e l’unica certezza che abbiamo è la lettera scritta alla Borsellino ad agosto nella quale, sostanzialmente il sindaco si arrende all’ineluttabilità del destino.
Paradossalmente, stando a questa lettera, Accorinti, Rinaldi, Formica e quellicheceranoprima sul futuro del Piemonte la pensano in modo analogo.
Così mentre a Palermo si decidono le sorti dell’ospedale Piemonte, così come si sono decise quelle del Margherita, non impariamo la lezione e la città si divide. La proposta del Comitato Sanidea ha visto perplessità da alcune parti, come quelle di Libero Gioveni, che ha parlato di: “copia-incolla" sia della strategia del direttore generale Vullo, sia della lettera scritta da Accorinti all'assessore Borsellino, che tendono a mantenere solo un PTE fatto di ambulatori e di una sorta di "area di stoccaggio" del 118 in luogo invece di un prezioso Pronto Soccorso” ed è stata ignorata dalla deputazione regionale, tranne che da Laccoto e Panarello (anche se non sappiamo se per quest’ultimo possano convivere proposta e ddl da lui firmato, dal momento che quello di Sanidea è un progetto che occuperebbe la totalità degli spazi). Senza entrare nello specifico della proposta, che è a costo zero, è pur sempre un’idea portata avanti da sindacati, consiglieri, associazioni, medici, insomma, potrebbe essere interessante per i deputati quantomeno leggerla. Anche nel progetto di Sanidea torna, un po’ come il prezzemolo, l’Irccs-Neurolesi, ma in forma marginale perché gran parte del presidio sembrerebbe destinato a Pte Pta.
Sul fronte dei senza se e senza ma si registra la nota di Rifondazione Comunista che commenta: “Perché dopo aver speso tanti soldi per ristrutturare l’ospedale non lo si usa? Perché i tagli dei posti letto riguardano solo Messina e il Papardo-Piemonte?
Per favorire i privati? Perché chiudere il punto nascita del Piemonte? Perché chiudere un pronto soccorso che fa più prestazioni del Policlinico (30 mila contro 22 mila)?”
Nel frattempo tornano in campo Cisl, Uil e Comitato “Salvare l’ospedale Piemonte” che preparano un’altra manifestazione e scrivono al capo nazionale della Protezione civile Gabrielli.
“Esiste – spiegano Marcello Minasi, presidente del Comitato, Calogero Emanuele, segretario della Cisl Fp, e Giuseppe Calapai, segretario della Uil Fpl – un disegno per eliminare il Piemonte a favore di interessi terzi. Disegno che sveleremo nel corso di un grande evento, in cui, col supporto di una nutrita documentazione, diremo come si vogliano cancellare decenni di storia nonché efficientissimi reparti, con il pretesto della razionalizzazione della spesa sanitaria e dell'eliminazione di inutili doppioni”.
Altro passaggio è quello legato alla prevista allocazione dei posti letto dell’Irccs Neurolesi: “Sicuramente – affermano – ciò può rappresentare un valore aggiunto ma deve essere integrativo e migliorativo rispetto all’offerta, leggasi emergenza-urgenza e polo materno, già disponibile all’Ospedale Piemonte”.
Nella lettera a Gabrielli poi ricordano come nel 2008 Messina abbia rielaborato il piano comunale di protezione civile individuando nel Piemonte il presidio dell’emergenza/urgenza dal momento che la città è a rischio idrogeologico nonché esposta ai rischi derivanti dall’elevato transito di navi nello Stretto e infine è presidio per i sempre più frequenti sbarchi di profughi del Nord Africa.
“Inoltre, l’Ospedale classificato dall’Assessorato Regionale alla Salute DEA di 2° livello, è stato individuato quale “Elemento Strategico” nel piano comunale di protezione civile di Messina classificata “zona ad alto rischio sismico”.
Nella nota si ricorda poi come il Papardo sia ubicato a 12 km dal centro ed è l’unico nosocomio a non essere servito dagli svincoli.
“In queste condizioni l’unico ospedale che nei casi di eventi disastrosi, può garantire il diritto alla salute in 20 minuti, nei casi di calamità naturali per le aree cittadine centro-nord è l’Ospedale PIEMONTE. Pertanto avendo rilevato il silenzio del primo cittadino, responsabile della protezione civile, in merito al mantenimento dell’Ospedale quale polo di emergenza/urgenza, le scriventi ritengono indispensabile un autorevole e immediato intervento della S.V. al fine di non privare i messinesi di un efficace piano comunale di protezione civile che deriverebbe dalla chiusura del Piemonte”.
Come si vede non c’è da parte della città un coro unanime verso quel matrimonio che piace trasversalmente a tutti i deputati regionali. Fatto questo che fa pensare che stiano diventando leggermente duri d’orecchio.
Rosaria Brancato