REGGIO CALABRIA – Il 27 gennaio, la Giornata della Memoria.
E già alle prime ore del mattino, l’intera popolazione scolastica dell’Istituto comprensivo “Principe di Piemonte – Vitrioli” di Reggio Calabria è stata mobilitata per ricordare, con tanto di stelle di David, coreografie, e farfalle.
…Sì, farfalle: quelle evocate nel celebre discorso tenuto a Bruxelles nel 2020 dalla senatrice a vita e sopravvissuta ai campi di sterminio Liliana Segre, nel dire ai giovani Siate farfalle che volano sopra il filo spinato…
L’idea è ovviamente onorare al meglio l’Olocausto e serbarne il perpetuo, amaro ricordo. Altro scopo fondamentale perseguito, però, far capire in modo efficace ai giovanissimi allievi il micidiale orrore che fu.
Da settimane, tra i banchi, un workshop permanente, per insegnare il valore della Memoria. «Il flashmob è una delle iniziative che abbiamo deciso di dedicare alla Giornata della Memoria – afferma la dirigente Maria Morabito –, coinvolgendo scuola dell’infanzia, primaria e secondaria.
Ma tra le altre iniziative abbiamo pure proceduto alla piantumazione di un melograno, simbolo della tradizione ebraica, all’interno del cortile del ‘Principe di Piemonte’ come pure in via Giudecca, cuore del quartiere ebraico della Reggio che fu. Tutto questo affinché non si dimentichi ciò che è avvenuto e che ancora potrebbe accadere».
Di certo, impresa non facile, riuscire a “far passare” l’orrore che si abbatté sul mondo oltre 60 anni prima che gli attuali studenti nascessero, un orrore che – col passare degli anni – è sempre più complicato riuscire a tramandare anche per la progressiva scomparsa dei testimoni diretti del tremendo Olocausto e, più in genere, del nazifascismo.
«Questi alunni, per fascia d’età, ascoltano; nella misura in cui, ovviamente, c’è il supporto delle famiglie che trattano questi temi. Coi più grandicelli certo si fatica di più, anche perché non sempre la Storia viene raccontata in modo corretto.
Resta importante – osserva la dirigente scolastica Morabito – lo studio dei documenti: a partire, perché no?, da quelli della nostra scuola. Che esistono, copiosi; e trovarli all’interno del nostro Archivio storico ci ha francamente emozionato.
Troppo spesso si afferma con faciloneria che qui, nella punta dello Stivale, solo marginalmente siamo stati toccati da ciò che accadde; e invece anche la nostra città, e anche la nostra scuola serbano una copiosa documentazione in cui si vietava l’ingresso ai bambini ebrei, con l’invito a non partecipare a qualsivoglia attività».