"Drammatici i dati diffusi dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio. La sconfitta della violenza contro le donne diventi una priorità per il Governo italiano. Non è un tema rituale su cui esercitarsi il 25 novembre".
La Cgil di Messina sottolinea che "il numero degli omicidi scende, ma aumenta la percentuale delle donne uccise: secondo il quarto Rapporto Eures tra il 2015 e il 2016 i femminicidi in Italia sono passati da 142 a 150 (+5,6%) e sono 114 le donne uccise per mano di un uomo nei primi 10 mesi del 2017. Dal 2000 a oggi le donne vittime di omicidio volontario nel nostro Paese sono state 3mila, con modalità sempre più feroci".
"Di violenza maschile si parla, eppure – commenta Clara Crocè Segretaria Confederale – il tema continua ad essere legato alle sole donne, nell'indifferenza degli uomini. Il loro silenzio è uno dei grandi ostacoli ad una inversione di marcia, che richiede necessariamente un profondo cambiamento culturale. E non solo". Per la Cgil "occorre una strategia complessiva delle politiche di genere che coinvolga istituzioni e società civile, scuola e media, per eliminare le discriminazioni nel lavoro e nella società, le disuguaglianze crescenti, i pregiudizi, il sessismo e gli stereotipi, che costituiscono il maggiore ostacolo al raggiungimento della parità di genere e alimentano la violenza contro le donne.
Per questo, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la Confederazione rilancia in tutti i territori, dove si stanno moltiplicando le iniziative, l'appello 'Avete tolto senso alle parole', che ha già raccolto 15mila firme e che continua a raccoglierne. L'obiettivo, spiega è "esercitare una pressione sufficiente sul parlamento, affinchè la sconfitta della violenza contro le donne diventi una priorità per il governo italiano". "Come abbiamo già fatto il 30 settembre scorso – ricorda – torneremo nelle piazze per chiedere atti e risposte che continuano a non esserci: dalla mancata applicazione della Convenzione di Istanbul in tutte le sue parti, al reato di stalking, che da cinque mesi chiediamo sia sottratto dalla riforma del codice penale, a norme certe per l'inserimento al lavoro delle donne che escono da un percorso di violenza. Per chiedere agli uomini, alla politica, ai media, alla magistratura, alle forze dell'ordine e al mondo della scuola un cambio di rotta nei comportamenti, nel linguaggio, nella cultura e nell'assunzione di responsabilità rispetto a questo dramma, che riguarda il Paese intero".
"Il contrasto alla violenza di genere passa anche da qui – conclude Crocè – e il nostro impegno non si fermerà il 25 novembre".