Un medico messinese dovrà risarcire la famiglia di una giovane di Caltanissetta morta nel 2002 di trombosi dopo la gessatura di una gamba. Simona Porta aveva soltanto 19 anni.
La ragazza era stata seguita e gessata all’istituto ortopedico di Ganzirri del gruppo Giomi, dopo un incidente stradale che le aveva lesionato il legamento del ginocchio destro.
Il risarcimento ammonta a circa 250 mila euro a testa per i familiari (genitori e fratello), per i danni materiali e morali, che dovranno pagare il medico e la clinica. La famiglia aveveva chiesto oltre 4 milioni di euro.
Il giudice di Caltanissetta Andrea Giuseppe Antonio Gioglitta ha invece escluso la responsabilità dell’Asp di Messina, assistita dall’avvocato Giancarlo Niutta.
Per il medico, che oggi ha 61 anni, il giudice ha confermato la responsabilità sancita in sede penale dal Tribunale di Caltanissetta nel 2008. Il medico era stato condannato ad un anno e 4 mesi, sentenza poi divenuta definitiva. In sede civile il medico, assistito dagli avvocati Luciano Troja, Nicola Giacobbe e Franco Risica, ha contestato la richiesta di risarcimento sotto diversi profili, a cominciare dalla competenza territoriale del giudice di Caltanissetta. Hanno mosso contestazioni anche gli avvocati della Giomi, Maria Ester Balduino e Nicola Morabito.
Ma il giudice ha rigettato tutte le eccezioni, dando ragione soltanto all’avvocato Niutta. Per il legale non c’era alcuna evidenza della responsabilità dell’Asp di Messina, citata in giudizio soltanto perché l’Ortopedico è convenzionato.
Simona si era appena affacciata all’età adulta quando ha smesso di vivere, dopo un intervento considerato di routine. All’Ortopedico, dopo l’incidente stradale, era stata visitata e gessata dal dottore in questione nel giugno 2002. Cinque giorni dopo ha accusato dolori fortissimi e i familiari hanno telefonato al medico, che li ha rassicurati.
Il dolore però è aumentato e alle successive telefonate il dottore ha fissato un appuntamento per il 19 giugno allo studio di San Cataldo. Dove Simona non è mai arrivata: scendendo le scale, sostenuta dalla madre, ha lanciato un urlo lancinante ed è svenuta. Soccorsa dal 118, è spirata un’ora dopo l’arrivo in ospedale.
Per i giudici il medico ha sottovalutato la trombosi e, pur essendosi formalmente attenuto alle linee guida dettate in questi casi, non ha osservato la maggiore diligenza richiesta, in particolare non visitandola ma limitandosi al consulto telefonico.