Tre assoluzioni “nel merito” e una valanga di prescrizioni chiudono il processo di primo grado sulle convenzioni stipulate fra Ato 3 e cooperative sociali tra il 2006 e 2007.
A 11 anni dai fatti e cinque dalle denunce, il giudice monocratico Fabio Pagana ha assolto tutti gli imputati del processo sugli incarichi dell'Ato 3 alle cooperative sociali a metà del decennio scorso. Tra queste, anche le sigle che facevano capo a Giuseppe Pernicone, "l'imprenditore delle coop" della zona sud cittadina, arrestato nel processo Matassa e condannato per concorso esterno al clan di Santa Lucia sopra Contesse.
Il giudice ha assolto con formula piena Salvatore La Macchia, all’epoca amministratore dell’Ato, da tutti i reati contestati.
Assolti anchePernicone, Cristina Carrubba e Calareso Giuseppe, che incassano le prescrizioni di alcuni reati. Prescrizione anche per Antonina Anna Stillone, tutti rappresentati legali delle cooperative cui erano affidati i servizi di cura del verde.
Erano accusati a vario titolo di vari episodi di abuso d’ufficio e falso.
Hanno difeso gli avvocati Alessandro Billè, Salvatore Papa, Pietro Cami, Carmelo Scillia ed Enzo Grosso.
Le indagini avevano messo in luce l’assenza del Durc, il documento obbligatorio che certifica la regolarità dei contributi versati ai lavoratori, nella documentazioni presentata dalle coop. Al suo posto venivano consegnati documenti che niente avevano a che vedere con il Durc.
Almeno cinque cooperative in quegli anni hanno ottenuto l’affidamento di servizi dall’Ato 3, per complessivi 914 mila euro, pur senza averne di fatto i requisiti. Secondo l’accusa, in assenza del Durc l’ATO 3 veniva indotto in errore circa la sussistenza dei requisiti delle cooperative. Queste ultime potevano quindi stipulare le convenzioni ed ottenere un ingiusto vantaggio patrimoniale. Per l’Ato 3 un danno economico quantificabile in quasi un milione di euro. L