E' ad un passo dalla fine il processo scaturito dall'operazione Matassa, l'inchiesta della Squadra Mobile di Messina sui nuovi equilibri mafiosi a Santa Lucia sopra Contesse e Camaro che ha coinvolto anche alcuni importanti esponenti politici, "incastrati" dalle conversazioni con i referenti dei clan, nella stagione elettorale 2012-2013.
Nella lunga lista degli imputati, in attesa del verdetto ci sono anche i nomi eccellenti di Francantonio Genovese, il cognato Franco Rinaldi, gli ex consiglieri comunali Giuseppe Capurro e Paolo David e Paolo Siracusano, "grande elettore" genovesiano.
La prossima udienza è prevista per l'8 gennaio 2018 e servirà per depositare le intercettazioni telefoniche che la Procura ha chiesto di far entrare nel fascicolo, a chiusura del dibattimento.
Poi, se non ci sono altre eclatanti novità, la Corte darà la parola all'Accusa per tirare le conclusioni e formulare le richieste, quindi ai difensori per le arringhe finali.
Alla scorsa udienza, chiuso il dibattimento, la Corte ha scarcerato Angelo Pernicone e Francesco Foti, tornati definitivamente in libertà. Sono difesi dagli avvocati Alessandro Billè e Salvatore Silvestro.
Pernicone, imprenditore del settore coop e servizi, accusto di concorso esterno, è stato a sua volta uno dei grandi accusatori del così detto "livello politico" di questo processo. Agli atti sono entrate anche le rivelazioni del neo pentito Vincenzo Nunnari.
Il dibattimento è durato quasi due anni, e a parte le dichiarazioni di Nunnari e dei Pernicone, non ha registrato grossi colpi di scena sul piano dei rapporti tra i clan e gli esponenti politici impegnati nelle regionali prima e nelle amministrative di Messina poi.
Nessuno degli imputati "politici" si è seduto sul banco dei testimoni, ad eccezione di Capurro, difeso dall'avvocato Nino Cacia, che si è sottoposto all'esame del Pubblico Ministero, fornendo la sua versione dei fatti.
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