Passa al primo vaglio del giudice l’inchiesta sul “tesoro” non scudato dai Genovese ed esportato all’estero, in parte rientrato in Italia dopo aver “attraversato” società diverse e i parte intestate a familiari diversi, sfociata nel novembre 2017 in un maxi sequestro milionario.
I PM Antonio Carchietti e Fabrizio Monaco hanno chiesto il rinvio a giudizio di tutti gli indagati ed ora la parola passa al GUP Monica Marino, che ha fissato l’udienza al prossimo 20 dicembre.
Sarà lei ad occuparsi delle posizioni del notaio Stefano Paderni, Francantonio Genovese e il figlio Luigi, oggi deputato Ars, la moglie Chiara con le sorelle Rosalia ed Elena Schirò e gli altri familiari Marco Lampuri, Franco Rinaldi, Daniele Rizzo e la stessa società L&G Group. Le ipotesi di reato, contestate a vario titolo, sono sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, riciclaggio ed autoriciclaggio.
Gli accertamenti della Guardia di Finanza avevano portato al sequestro del conto corrente presso la Giulius Bar di Montecarlo intestato alla Palmarich Investiment SA, il conto corrente Unicredit e quello Banca di Credito Peloritano intestato a Chiara Schirò, il conto di credito Banca Peloritano di Francatonio Genovese e tutti gli altri conti nella sua disponibilità, i saldi attivi della L&A e della GePa intestati a Genovese e Marco Lampuri, i conti correnti di Rosalia Genovese fino a 380 mila euro circa, fino a 450 mila euro nei conti della Schirò, la villa di Ganzirri, gli appartamenti di via Duca degli Abruzzi, via Lodi, via Brescia e via Sicilia, l’appartamento in residence a Piraino, le quote GePa e L&A in capo a Francantonio Genovese.
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