Ha rinunciato alla prescrizione ed ha ottenuto ragione l'ingegnere Antonio Teramo, l'unico condannato, in primo grado alla fine del processo sul varco sotto la rampa dello svincolo Boccetta, realizzato per far posto ai mezzi dell'allora costruendo cantiere Archimede.
Il professionista ha rinunciato alla prescrizione della sua condanna ed ha affrontato il processo di secondo grado, assistito dall'avvocato Valter Militi.
La Corte d'Appello di Messina ha accolto la richiesta del difensore e dello stesso Pg Cotroneo, assolvendolo pienamente: fatto non sussiste per l'accusa di falso, non aver commesso il fatto per l'accusa di attentato alla sicurezza dei trasporti. Insomma, alla luce delle sentenze sin qui emesse, il taglio del pilone che contribuisce a sostenere la rampa di ingresso allo svincolo di Boccetta, sequestrato nel 2009 dalla magistratura perché considerato pericoloso, in realtà pericoloso non lo era affatto.
In primo grado erano già stati assolti il funzionario della Provincia Benedetto Sidoti Pinto, l'ingegnere Giuseppe Termini, i costruttori Vincenzo Vinciullo e Antonino Mangraviti, titolari della “Archimede srl.
Nel 2008 la società “Archimede srl” realizzò un passo carrabile per consentire ai mezzi pesanti di raggiungere il cantiere dove si stavano realizzando degli edifici, ma durante i lavori fu danneggiato un pilastro della rampa d’ingresso dello svincolo di Boccetta.
L’autorizzazione a realizzare il passo carrabile fu concessa dalla Provincia dopo l’analisi delle perizie private presentate dagli ingegneri Teramo e Termini. Nel corso del processo sono stati sentiti i professionisti imputati, i consulenti della Procura e anche quelli di parte, che hanno dibattuto su quello che è il cuore delle accuse: il passo carrabile avrebbe pregiudicato la stabilità della struttura e questo elemento di pericolosità è stato volutamente ignorato dai tecnici degli enti?
Agli atti dell'inchiesta c'era anche il mancato avviso al Genio Civile.
Alessandra Serio