I tir scorazzano in città come e più di prima, le strade sono in condizioni da terzo mondo, la battaglia per l’isola pedonale si è sciolta come neve al sole, la qualità della vita non è migliorata, la continuità territoriale è appesa agli umori del ministro di turno. Due anni dopo è evidente che non s’intravede la rivoluzione annunciata, a meno che non abbiamo a che fare con la rivoluzione delle lumache. Ma ci sono due settori che rappresentano la cartina di tornasole del fallimento delle aspettative: i servizi sociali e la gestione dei rifiuti. Definire rivoluzionaria la gestione dei servizi sociali sarebbe imbarazzante. I cambiamenti spesso sono lenti ma in 2 anni non solo non è stata avviata alcuna rivoluzione, ma si è scelto il solco della continuità, dimenticando i roboanti annunci e le invettive della campagna elettorale. Nei giorni scorsi l’assessore Mantineo ha rinviato gli Stati generali dei servizi sociali previsti per il 10 e 11 aprile e slittati a fine maggio. Poiché non stiamo parlando né degli Stati generali dell’Onu né di quelli dell’Unione Europea ma di un annuncio che risale all’estate del 2013, viene da chiedersi perché occorrano due anni per mettere insieme il mondo del terzo settore, dell’associazionismo, dei sindacati, per stilare un documento che dovrebbe indicare il percorso per i prossimi tre. Pur comprendendo le difficoltà di un assessore che deve conciliare l’impegno al Comune con quello della professione universitaria a Catanzaro, dall’amministrazione che voleva Cambiare Messina ci saremmo aspettati un po’ più di dinamismo. Il sistema delle cooperative non è cambiato di una virgola e assistiamo a fenomeni quotidiani di deja- vu:le proteste dei dipendenti senza stipendi e degli assistiti che non hanno il servizio, appalti aggiudicati con il 100% di ribasso sulla pelle di utenti e lavoratori, coop che non rispettano le regole basilari, bandi copia incolla, anziani impegnati nella lotta per la stufa e che salutano l’arrivo della primavera come il momento della Resurrezione. Ma non basta, perché ci permettiamo anche il lusso di perdere finanziamenti destinati al settore. Già lo scorso anno abbiamo perso i finanziamenti europei per la realizzazione degli asili nido. Quest’anno abbiamo migliorato la performance. Al bando della Regione per accedere ad 80 mila euro per gli asili nido abbiamo partecipato, ma abbiamo presentato l’istanza in ritardo e siamo stati esclusi. E l’assessore Mantineo e il sindaco che fanno? Non potendo dare la colpa a quellicheceranoprima sono passati ai secondi della lista delle colpe: i dirigenti. Peccato che non sono stati i dirigenti a presentare in ritardo l’istanza, ma l’amministrazione che ha firmato la delibera il giorno stesso della scadenza, il 20 gennaio. Per la giunta le responsabilità sono sempre e solo degli altri. Nell’ordine: 1)di quellicheceranoprima indiscutibilmente e senza ombra di dubbio 2) qualora non sia possibile attribuire la colpa a quellicheceranoprima si passa alla casella due,occupata dai dirigenti 3) nel caso in cui non sia colpa né del punto 1 né del punto 2 allora è di certa stampa e di certo Tempostretto che scrivono certe notizie 4) scartati i punti 1,2 e 3 allora è colpa del destino cinico e baro.
Ma dopo 2 anni se i servizi sociali sono all’anno zero esattamente come li ha trovati Mantineo quando si è insediato vogliamo dire che è colpa di Saturno contro?
Mi ha colpito una delle consuete frasi di Accorinti. Mi ha colpito perché è diversamente vera. Da gennaio ripete: “Mica facciamo come nel passato, quando si nominavano esperti gli amici degli amici, ora noi nominiamo esperti veri”. Infatti è perché non nominano gli amici che il direttore del Cesv Rosario Ceraolo (Cesv presieduto dall'assessore Mantineo fiino a quando non è stato nominato in giunta) è stato nominato esperto, è per questo che sono stati nominati esperti quanti hanno sostenuto Accorinti in campagna elettorale, come Marcello Mento,giornalista della Gazzetta del sud e la moglie, Antonella Cocuccio,dipendente della Feluca (i cui lavoratori sono transitati di recente all’Amam),è per questo che è stato nominato esperto Giampiero Neri. E’per questo che gran parte degli assessori fanno parte della piccola Comunità Nuovi Orizzonti, è per questo che quando ha voluto spiegare la scelta di Elio Conti Nibali come assessore al posto di Cucinotta, Accorinti ha dichiarato: “l’ho scelto perché amico mio dall’infanzia”. E’ per questo che è stato nominato assessore quel Perna che ha coordinato la ricerca universitaria sui primi 100 giorni di Accorinti. A me non importa se sono amici o meno, quel che irrita è che si faccia differenza tra gli amici di Satana (che sono gli amici di quellicheceranoprima) e gli amici di San Francesco (ovviamente i suoi). Nominare gli amici e negarlo è tutto tranne che rivoluzione.
Passiamo a Messinambiente. Nella gestione della raccolta dei rifiuti i risultati si stanno vedendo,e questo è indiscutibilmente merito del commissario liquidatore Alessio Ciacci. Quel che inquieta sono le ultime vicende. L’assessore Ialacqua è letteralmente ossessionato dai fantasmi di quellicheceranoprima perché non riesce a fare un solo discorso che non sia rivolto al passato. Salvo che in un caso,la discarica di Pace, progetto risalente all’era Buzzanca e che lui aveva avversato nella precedente vita da ambientalista e che oggi ha sposato persino con passione. Per il resto le dichiarazioni dell’assessore sono volte a ricordare che prima c’era un esercito di Attila, di amici degli amici e di prestanome. Quanto alle strategie politiche le ha affidate tutte a Ciacci e agli amici di Ciacci, i consulenti e quanti fanno parte dell’associazione I signori Rossi. A Ialacqua non importa se le consulenze e i rimborsi costano oltre 150 mila euro,quel che conta è dire che nel passato c’erano gli spreconi. A Ialacqua non importa se il commissario agisce come se fosse un general manager e invece di limitarsi al suo compito, che è quello di porre in essere attività di liquidazione di Messinabiente agisce come un amministratore. Guai, secondo Ciacci, a chi mette il becco sulla sua gestione,siano essi i consiglieri comunali o siano i componenti della giunta. E’ convinto di essere a capo di un’impresa privata, di essere il Marchionne dei rifiuti e non dover dar conto a nessuno, meno che mai a chi lo ha messo su quella poltrona. Possiamo anche capire che se ne infischi di quei consiglieri, Burrascano, Zuccarello, Santalco, Russo che periodicamente gli chiedono conto di consulenze, spese,rimborsi, ma arriva pure a chiudere la porta in faccia alla stessa giunta, quella che ha trascorso gli ultimi 2 anni a sventolare la bandiera della trasparenza e delle operazioni verità. A febbraio è scoppiato il caso Re-Sources, vicenda poco rivoluzionaria e molto già vista. Il 17 ottobre 2014 era scaduto il contratto di consulenza con Raphael Rossi, ma il commissario liquidatore si è reso conto di non poterne fare a meno. Così il 3 dicembre stila un contratto con una società, la Re-Sources, nata il 28 novembre, iscritta al registro delle imprese tre giorni prima del contratto e amministrata, guarda caso, da Rossi. Per giustificare la consulenza Ciacci scrive “la Re-Sources occupa un ruolo di primaria importanza nel settore e di comprovata esperienza nella gestione dei progetti, collaborando lo stesso socio con molteplici società a partecipazione pubblica”. Come abbia fatto in 3 giorni ad accumulare comprovata esperienza e ruolo di primaria importanza resterà un giallo, tenendo anche conto del fatto che nel registro delle imprese risulta l’inizio delle attività il 17 dicembre, quindi 10 giorni dopo il contratto. Fatto sta che Rossi finirà con il costare alle casse messinesi 70 mila euro.
Se avesse fatto una cosa simile Di Maria sarebbe stato crocifisso all’ingresso della discarica di Pace. Invece l’assessore Ialacqua non batte ciglio. Ai consiglieri comunali che chiedono gli atti o l’avviso di gara Ciacci replica con annunci di querele. Un mese dopo la vicenda Re-Sources scoppia il caso Cucè, il direttore tecnico licenziato in tronco e che ha annunciato di voler ricorrere al Tribunale. Il licenziamento, stando alle dichiarazioni dell’assessore subito dopo il fatto, è avvenuto “ad insaputa della giunta” (che è socio unico di Messinambiente) se non addirittura contro il volere della giunta. I revisori dei conti fanno notare che “ulteriori posizioni debitorie assunte dalla società avranno conseguenze sui bilanci e sul Piano di riequilibrio.Ogni debito fuori bilancio generato da perdite societarie, che non trova origine in fatti amministrativi ordinari e prudenti, troverà responsabile il Dirigente o l’amministratore che lo ha determinato”. Consulenze, rimborsi e contenziosi, comprese quell che deriveranno dal caso Cucè (una vicenda analoga è costata come risarcimento oltre 110 mila euro a Messinambiente) graveranno sulle casse del Comune. Sindaco,assessore Ialacqua e presidente del Consiglio comunale Barrile scrivono quindi a Ciacci chiedendo lumi sui provvedimenti. Già è bizzarro che l’amministrazione che ha fatto della trasparenza il suo slogan debba chiedere le carte ad un commissario da loro stessi scelto, ma la risposta di Ciacci lascia stupiti. Il commissario liquidatore infatti risponde picche. Fa riferimento a “gravi inadempienze che hanno fatto venir meno il rapporto di fiducia”, non aggiunge altro appellandosi alla legge sulla privacy ma rassicura tutti sul contenzioso perché “ il provvedimento è stato valutato grazie anche ad un autorevolissimo parere legale che ha valutato il rapporto costi benefici”. Viene da chiedersi se Ciacci fa riferimento ad un legale dell’azienda o se è anche questo un consulente esterno e se eventuali spese gravino sempre sulla società in liquidazione. Dalla risposta di Ciacci inoltre sorge il dubbio che il commissario non si fidi neanche di chi l’ha messo su quella poltrona. Anche in questo caso Ialacqua non ha battuto ciglio. A questo punto visto che Ciacci gestisce il settore (e secondo me portando ottimi risultati), visto che Ialacqua è totalmente d’accordo con lui anche quando non sa quello che fa e lo scopre a cose fatte, perché non nominare direttamente Ciacci assessore così risparmiamo i soldi che gli diamo come liquidatore?
A conti fatti,tra servizi sociali e rifiuti a me questa non pare rivoluzione. Ma ora è primavera e le lumache iniziano a vedersi sull’erba bagnata. Quindi “waiting for revolution” accontentiamoci dei passi da lumaca.
Rosaria Brancato