Levata di scudi degli Ordine degli Avvocati di Messina sul rispetto del segreto istruttorio, dopo la pubblicazione di tre scottanti inchieste che hanno infiammato le polemiche nell'ultimo mese. Con una nota ufficiale il Consiglio, presieduto da Vincenzo Ciraolo, richiama i limiti e le prescrizioni.
"La diffusione di notizie relative alla sottoposizione a indagine di qualunque cittadino prima ancora che questo sia raggiunto da avviso di garanzia non può essere più tollerata". Così il Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Messina che scende in campo con una nota durissima definendo "illegale" la condotta di chi trasmette notizie relative a indagini in corso senza rispettare le prescrizioni di legge in materia. "Non è più accettabile che i destinatari di un avviso di garanzia, di proroga di indagini o, peggio, di una misura di custodia cautelare, siano informati dell'adozione di provvedimenti nei loro confronti dai giornali".
Il riferimento, in particolare, è alla fuga di notizie delle ultime tre inchieste giudiziarie che hanno investito alcuni medici, consiglieri comunali, magistrati e avvocati "Il ripetersi del grave fenomeno impone a questo Consiglio un fermo richiamo alle istituzioni e agli operatori del mondo giudiziario affinché si adottino tutte le cautele necessarie a garantire l'effettivo rispetto di un diritto costituzionalmente garantito: il diritto alla riservatezza dell'avviso di garanzia. Un diritto che trova tutela in una serie di norme prima fra tutte quella contenuta nell'art. 111 della Costituzione, che statuisce come, nel processo penale, la persona accusata di un reato debba nel più breve tempo possibile essere informata riservatamente della natura e dei motivi dell'accusa elevata a suo carico".
Il Consiglio ricorda, inoltre, come il codice di procedura penale, statuisca il divieto di pubblicazione degli atti del procedimento sia durante la fase delle indagini preliminari, sia, seppur con livelli di tutela differenti, quando il processo sia già in fase dibattimentale ma non sia ancora stata emessa la sentenza di primo grado. "Occorre richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla necessità di riscoprire il senso più vero della legalità: ogni norma è posta a tutela di un valore considerato meritevole di tutela, un valore che, nelle condotte denunciate, è stato ripetutamente violato".
Alessandra Serio