Anche i cittadini devono sostenere una battaglia che è a difesa dei loro interessi e diritti soprattutto. E’ questo il messaggio che è venuto fuori ieri dal consiglio comunale aperto, riunitosi appositamente per discutere della ventilata soppressione della corte d’appello di Messina, che potrebbe essere “assorbita” da quella di Palermo e di Catania. Insieme al sindaco Renato Accorinti, al vice sindaco Guido Signorino, a una risicata quota di consiglieri comunali, c’era la deputazione cittadina – in particolare il deputato 5 Stelle Francesco D’Uva e l’onorevole Vincenzo Garofalo, e tutti i rappresentati degli operatori della giustizia, dai rappresentanti sindacali all’Ordine degli Avvocati, passando per le sigle dei magistrati. Sul tappeto, inevitabilmente, anche la questione del secondo palazzo di giustizia, sul quale però non si è affondati le mani.
La deputazione ha ribadito quanto già espresso nei mesi scorsi: cioè che sono impegnati, ognuno nei rispettivi ruoli, a evitare che la possibilità prenda corpo. Perché al momento è di una possibilità che si tratti. O meglio, di indirizzi governativi contenuti in più documenti, il primo dei quali risale al 13 agosto dello scorso anno. In pieno periodo feriale, cioè, come succede per molti provvedimenti ritenuti scomodi da far digerire ai cittadini. “Ecco perché è necessario non abbassare la guardia, neppure in questo periodo”, spiega il presidente dell’Ordine degli Avvocati Vincenzo Ciraolo, che qualche giorno fa si è recato a Roma insieme ad altri rappresentanti istituzionali per chiedere lumi sull’iter direttamente al Ministero. Qui ha ricevuto rassicurazioni, seppur informali, sul fatto che la riforma della geografia giudiziaria sarà comunque discussa concretamente in sede di commissione, ancora non insediata. Commissione che esaminerà concretamente il territorio, lo stato di fatto e tutte le possibilità concrete e le istanze. Commissione che però non potrà non tener conto degli indirizzi governativi, quelli espressi dallo scorso 13 agosto ad oggi, i soli rimasti su carta e mai ritirati.
Il vice sindaco Signorino ha ricordato che in nessuna città metropolitana manca la corte d’appello, che altre città simili alla provincia dello Stretto la hanno, poi ha ricordato – come hanno fatto gli operatori di giustizia , le complesse problematiche criminali che riguardano la zona, le emergenze sociali affidate a molti operatori di giustizia – come le problematiche affidate al Tribunale dei Minori – e che richiedono necessariamente l’azione e la presenza della magistratura superiore. Con la smobilitazione della corte d’appello, è bene ribadirlo sempre , verrebbero meno infatti moltissimi uffici, dalla Direzione distrettuale antimafia al Tribunale dei Minorenni, ad esempio.
“Prendiamo atto che dovremmo coinvolgere ancora di più la cittadinanza – spiega Maria Teresa Arena, dirigente dell’Anm messinese, la sigla dei magistrati – ci è stato chiesto di uscire dal palazzo di giustizia e lo abbiamo fatto. E’ pur vero che certamente i cittadini devono far sentire la loro voce, ma che ognuno ha i suoi ruoli”, precisa il magistrato, riferendosi all’impegno concreto dei politici e degli amministratori.
L’Anm è stata tra le più attive a promuovere dibattiti ed assemblee aperte sulla smobilitazione progressiva dei presidi di giustizia, assemblee che hanno fatto registrare una partecipazione ben più ampia di quella tributata oggi al confronto da parte dei consiglieri comunali, tanto è che la seduta è iniziata con un’ora di ritardo perché il numero legale non c’era.
“Dobbiamo difendere l’anima della nostra città”, ha chiosato a fine dibattito il sindaco Accorinti, richiamando anche l’attenzione sul problema delle ricadute occupazionali.
Per la nostra Comunità – sostiene il segretario generale della Cisl Messina – la chiusura della Corte di Appello costituisce un ulteriore danno con la perdita di un presidio importante di giustizia che potrebbe portare anche ad uno smembramento di tanti altri uffici giudiziari, con perdita di posti di lavoro con riferimento tanto al personale amministrativo, magistratura e forze dell’ordine", ha detto il segretario Tonino Genovese, anche lui presente ai lavori di ieri mattina.
Alla fine del dibattito il Consiglio ha adottato un atto di indirizzo politico, trasmesso anche al Ministro della Giustizia ed ai Presidenti della Commissioni Giustizia della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, con cui impegna il sindaco, Renato Accorinti, e la Giunta comunale, a volerlo attuare, promuovendo "un confronto immediato tra le Autorità governative e istituzionali, unitamente alle componenti professionali, politiche e sindacali, interessate al tema, affinché si consegni al Ministro della Giustizia una formale e condivisa richiesta di modifica dell'adottando disegno di legge, volta a far desistere il Governo nazionale dall'intenzione di disporre la soppressione della Corte di Appello di Messina; a voler promuovere l'istituzione di una Commissione partecipata da rappresentanti comunali e coadiuvata dai parlamentari nazionali eletti nella circoscrizione di Messina, dal Sindaco di Messina, dal Commissario Straordinario della Provincia di Messina, da S.E. il Prefetto di Messina e dagli altri rappresentanti delle Istituzioni interessati alla vicenda, che svolga quelle attività dirette ad ottenere la modifica dell'adottando disegno di legge, finalizzata, per l'appunto, a scongiurare la soppressione della Corte di Appello di Messina; infine, nell'ipotesi, in cui il Ministero della Giustizia, come pare, intenda disporre la nomina di nuove Commissioni per individuare diversi e più equi parametri per la creazione di una nuova geografia giudiziaria nazionale, il Consiglio comunale impegna il Sindaco di Messina e la Giunta municipale affinché chiedano espressamente e con forza al Governo nazionale che in tali nuove Commissioni vengano anche inseriti componenti ed espressioni degli Enti locali, al fine di poter rappresentare le varie esigenze territoriali, e, nella specie, quella della cittadinanza messinese", recita l'atto
Alessandra Serio