MESSINA – Abbiamo già evidenziato la penosa situazione degli oleandri in città. I loro colori potrebbero regalare speranza ma invece sono ancora una volta metafora di una città che, per un motivo o per l’altro, non riesce a vivere sino in fondo condizioni di bellezza. E’ successo, infatti, che i sostegni ai quali si sarebbe dovuto appoggiare il loro esile tronco in molti casi non si sono rivelati adeguati a sopportare il peso delle loro chiome.
E così questi alberelli dai colori vividi spesso si piegano arrivando in certi casi a sfiorare la strada, con il rischio concreto di spezzarsi. Sinora, nonostante l’evidenza dei fatti e le molteplici segnalazioni, il Comune di Messina non è intervenuto a risolvere questa spiacevole situazione. Messina Servizi si è impegnata a farlo ma ancora nulla si è mosso. Nel frattempo capita che i cittadini, mossi a compassione dalla condizione dei bellissimi oleandri, facciano del loro meglio.
A questo proposito, qualche giorno fa, abbiamo assistito a un episodio che vale la pena di raccontare. In via Cesare Battisti, nei pressi della statua di Don Giovanni d’Austria, nn passante ha visto un oleandro con la chioma piegata quasi a terra, pronto a spezzarsi. Questa scena gli è risultata insostenibile da vedere. Così ha pensato di fare qualcosa per liberare l’alberello da quella situazione. Ha chiesto aiuto agli esercenti della zona e lo ha trovato nel signor Santino La Rubina, titolare del locale “Il Re della Notte”. Non avendo spago per legare il tronco dell’albero al suo precario sostegno, i due hanno usato un maglione del signor La Rubina. Si è trovata, così, una sistemazione di fortuna, in attesa che Messina Servizi, con tutta l’urgenza necessaria, proceda a una soluzione strutturale del problema in tutta la città.
Quello che abbiamo appena raccontato, si è verificato anche in altre zone della città, dove i cittadini, come si vede nelle foto, si sono dati in qualche modo da fare per aiutare gli oleandri che non meritano certo il destino al quale sono stati assegnati. E anche questa è la metafora di un contesto sociale pieno dio contraddizioni, tra forme di inciviltà dure a morire ed espressioni di cura che aprono spiragli di ottimismo.