Per la Procura e per molti pentiti è lui il “Capo dei capi” della mafia messinese. E ora arriva pure il clamoroso provvedimento del ministro della Giustizia Paola Severino, che ha inflitto il 41 bis, il regime di carcere duro, all’avvocato Rosario Pio Cattafi, indicato da molti collaboratori di giustizia come il capo di Cosa Nostra messinese. Una parabola lunga più di vent’anni la sua, culminata con l’arresto, nel luglio scorso, nell’operazione antimafia “Gotha 3”. La richiesta di 41 bis era stata presentata dal Procuratore capo di Messina, Guido Lo Forte e dai sostituti della Dda Vito DiGiorgio, Angelo Cavallo, Fabio D’Anna e Giuseppe Verzera. Cattafi, che attualmente è detenuto nel carcere di Gazzi, sarà ora trasferito nel supercarcere di L’Aquila. La decisione del ministro Severino accredita dunque le tante dichiarazioni fornite in questi anni dai pentiti sul conto di Cattafi. . L’avvocato spesso è stato ritenuto esponente di spicco di Cosa Nostra barcellonese ma era sempre uscito pulito da tutte le vicende giudiziarie che lo hanno riguardato. Un rapporto del Gico della Guardia di Finanza qualche anno fa tracciò il profilo criminale di Cattafi. Sulla base di quella relazione fu avviata la prima misura di prevenzione personale nei suoi confronti dal 2000 al 2005. Le Fiamme Gialle descrissero in maniera dettagliata i suoi stretti rapporti con don “Ciccino” Rugolo, il padrino della vecchia mafia barcellonese, poi ucciso nel febbraio del 1987. Smarriva così al 2006 quando una relazione ispettiva sulle infiltrazioni criminali e mafiose descrisse il forte legame che univa l’avvocato Cattafi al boss catanese Nitto Santapaola. Collaboratori di giustizia del calibro di Angelo Epaminonda e Maurizio Avola parlarono di Cattafi come personaggio chiave di importanti operazioni finanziarie illecite e di imponenti traffici di armi. E ultimamente il boss pentito dei “Mazzarroti” Carmelo Bisognano nel processo “Vivaio” ha indicato Cattafi quale capo della mafia barcellonese. Accuse sempre respinte da Cattafi che ha denunciato numerosi pentiti. Nel marzo dell’anno scorso la Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Messina gli sequestrò un patrimonio di sette milioni di euro ed il 24 luglio scorso Cattafi fu arrestato nell’operazione “Gotha 3” con l’accusa di essere lui il vero boss della mafia messinese. Nei giorni scorsi l’avvocato barcellonese è stato sentito nel carcere di Gazzi dai magistrati della DDA ai quali ha spiegato i dettagli dei suoi rapporti, negli anni ’90, con il magistrato Francesco Di Maggio, vicecapo del Dap, che gli avrebbe chiesto un intervento nella trattativa Stato-mafia.