Non è un boss, ma l’accusa di associazione mafiosa resta in piedi. Scende da 12 a 7 anni la condanna per Rosario Pio Cattafi, il colletto bianco del clan del Longano considerato dagli inquirenti l'anello di congiunzione tra i clan di Barcellona e Catania e le istituzioni, a suo agio nei rapporti con i servizi segreti, pronto a riciclare denaro per conto delle Organizzazioni criminali locali, e con quest’accusa arrestato nel corso del blitz Gotha 3 e ad oggi rinchiuso al regime del carcere duro.
Ad offrirgli lo sconto di pena è la Corte d’Appello di Messina che oggi ha pronunziato la sentenza, alla fine di un acceso processo di secondo grado. Rispetto alla sentenza di primo grado, i giudici hanno escluso per Cattafi, difeso dagli avvocati Salvatore Silvestro e Giambattista Freni, l’aggravante di essere capo promotore dell’associazione mafiosa e rideterminato la pena a sette anni, cioè quanto già stabilito in altri giudizi per gli imprenditori accusati di concorso esterno.
I giudici hanno rideterminato la pena anche per Agostino Campisi, innalzandola di 2 anni in continuazione con altre sentenze divenute nel frattempo definitive (4 anni e 4 mesi in primo grado). Infine per tutti gli altri è arrivata la conferma integrale delle accuse.
IL VERDETTO DEL 16 DICEMBRE 2013: 6 anni e 8 mesi per Tindaro Calabrese, il boss dei Mazzarroti duro e puro, anche lui al 41 bis, 7 anni e mezzo per il cassiere del clan, Giuseppe Isgrò, 5 anni e 8 mesi per il boss Giovanni Rao, di Castroreale, 4 anni e 8 mesi per il barcellonese Salvatore Carmelo Trifirò.
Confermate anche le liquidazioni alle parti civili costituite: i comuni di Mazzarrá Sant'Andrea e Barcellona, l'Associazione Vittime della Mafia, l'Associazione antimafia Pio La Torre; la Sicilsaldo, Giacomo Venuto, titolare della Venumer, l'impresa che denunció di essere sarà sottoposta al racket durante i lavori alla galleria Scianina- Tracocia sulla A20, teatro di molti incidenti, anche mortali, anche a causa delle lungaggini nei lavori. Infine Patrizia Torre, titolare dell'impresa attiva nel settore inerti e movimento terra; anche loro hanno denunciato il pizzo, e l’altro imprenditore che ha deciso di testimoniare contro i clan, Nino Alesci. Risarcimenti anche per il pentito Carmelo Bisognano, ex capo del clan di Mazzarrá, e l'avvocato Fabio Repici, grande accusatore di Cattafi, a sua volta accusato da Cattafi di "macchinare" contro di lui.
I giudici di secondo grado hanno inoltre trasmesso alla Procura il verbale della copia delle dichiarazioni rese in aula da Antonino Torre: saranno approfondite dagli investigatori.L’accusa in appello è stata retta dal PG Salvatore Scaramuzza, in tutte le udienze affiancato dai PM della DDA Vito Di Giorgio e Angelo Cavallo. Hanno difeso gli avvocati Tommaso Calderone, Giuseppe Lo Presti, Giuseppe Carrabba, Pinuccio Calabró, Tino Celi, Alessandro Cattafi, Tommaso Autru Ryolo.
(Alessandra Serio)