In questi giorni, mentre il Sud era interessato da una ondata di caldo “eccezionale” per durata e intensità, le regioni settentrionali hanno sperimentato temporali di straordinaria violenza, con grandinate estreme che hanno provocato danni e feriti. I cicchi di grandine, soprattutto fra Lombardia e Veneto, hanno distrutto auto, tetti, pannelli solari.
Il disastroso passaggio temporalesco dello scorso 19 luglio è stato causato dallo sviluppo di una pericolosa “supercella”, di tipo “high precipitations”.
Oltre alla grandine enorme questi temporali producono forti raffiche di vento che si muovono verticalmente all’interno della corrente discendente chiamata downdraft, esse quando impattano con il terreno generano violenti colpi di vento in direzione radiale chiamati downburst e microburst.
La formazione di una “supercella” si può prevedere analizzando alcuni parametri termodinamici, fra cui CAPE ( Convective Available Potential Energy) e il wind shear. Il CAPE fornisce una valutazione di quanta energia é presente in atmosfera per la creazione di sistemi convettiv correlata al fatto che più la massa d‘aria vicina al suolo é calda ed umida, tanto più il sistema temporalesco potrà crescere in intensità e altezza ( fino a 10-15 km).
Il wind shear, invece, è una misura di come la velocità e la direzione dei venti cambino con l’altitudine e questo può accentuare l’intensità dei temporali stessi.
Nelle nubi miste sono presenti sia goccioline d’acqua liquide e sopraffuse (cioè che si trovano allo stato liquido anche se la temperatura è sotto lo zero), sia cristalli di ghiaccio.
I sistemi nuvoloso a sviluppo verticale tipo i cumulonembi presentano correnti ascensionali che fanno risalire questo mix di embrioni solidi e liquidi a quote più elevate ove le temperature possono arrivare fino a -40°C, trasformandolo prevalentemente in embrioni di ghiaccio.
I granelli così formati percorrono diverse evoluzioni all’interno del flusso ascensionale (updraft), si scontrano così con altre goccioline di pioggia normale e sopraffusa e si rivestono, come una cipolla, di diversi staterelli di ghiaccio ad ogni ciclo, aumentando così volume e peso fintanto che la corrente verticale non riesce piú a sostenerli. Tanto più sarà intenso il flusso ascensionale tanto più i chicchi di grandine aumenteranno le loro dimensioni e cadendo produrranno più danni.
Il dottor Raupach del Centro di ricerca sui cambiamenti climatici dell’UNSW Sydney afferma che mirate ricerche si stanno concentrando sulla tendenza degli “ingredienti” atmosferici, in parte già visti, che danno origine a grandine di dimensioni medio-grandi.
Questi sono l’atmosfera instabile, caldo e umido al suolo, innalzamento del limite di fusione dei chicchi di grandine, wind shear.
Ecco, tutto ciò sembrerebbe aumentare in presenza di un clima più caldo, perciò con il cambiamento climatico avremo più umidità disponibile nell’atmosfera con conseguente maggiore instabilità atmosferica, quindi in sostanza si prevede una tendenza all’aumento di temporali grandinigeni.
I vari studi convergono nel ritenere che la grandine dovrebbe essere, quando si verifica, più intensa del passato perché ci sarà più instabilità nell’atmosfera che può portare alla formazione di chicchi molto più grandi.
La revisione internazionale su tali tematiche guidata da ricercatori dell’UNSW Sydney afferma che la intensità della grandine può aumentare nella maggior parte delle regioni del mondo, particolarmente in Australia e in Europa, continenti che si prevede subiranno più tempeste di grandine a causa del global warming.
Il cambiamento climatico e il riscaldamento globale alterano la temperatura e la quantità di vapore acqueo che aumentano progressivamente. L’aria più calda, infatti, può trattenere più vapore acqueo, quindi temperature più elevate significano anche maggior acqua evaporata dalla superficie terrestre e immessa come vapore acqueo in atmosfera. Ciò lascia prevedere anche un aumento delle forti piogge e tempeste più estreme (già in Italia lo abbiamo sperimentato con l‘alluvione di maggio in Romagna).
Julian Brimelow dell’Environment and Climate Change Canada afferma che “mentre il pianeta continua a riscaldarsi, è probabile che le aree in cui sono favorite le grandinate si spostino, un’area in cui attualmente la poca umidità è un fattore limitante potrebbe diventare più umida e quindi la frequenza delle grandinate potrebbe aumentare”.
Una combinazione di osservazioni dei cambiamenti già in atto e dei modelli climatici ha portato i ricercatori a concludere che le grandinate diventeranno più frequenti in Australia e in Europa, ma ci sarà una diminuzione in Asia orientale e Nord America.
Uno dei motivi è che l’altezza alla quale i chicchi di grandine nella loro caduta iniziano a fondersi aumenterà di quota. Quindi i piccoli chicchi di grandine si fonderanno in pioggia ancor prima di toccare il suolo, anche perché hanno velocità sui 30-35 km/h e ci mettono più tempo ad attraversare gli strati caldi, mentre i chicchi grandi, passando troppo rapidamente (raggiungono velocità fino a 150 km/h ) attraversando la zona calda rimangono quasi intatti. Negli istogrammi seguenti si nota il trend futuro per gli anni 2041-2070 dove si evidenzia una maggiore presenza di chicchi di dimensione oltre i 4,5cm di diametro rispetto a quelli più piccoli.
L’unica possibilità di prevenzione attiva al momento di tale meteora è la radarmeteorologia tramite il nowcasting o previsione a breve che individua entro circa mezz’ora la possibilità di caduta della grandine in una certa zona.