Tra il Comune di Messina e la Corte dei Conti è in atto un vero e proprio braccio di ferro. La sensazione è che la magistratura contabile vinca ad ogni partita, stendendo l’ente con la forza di numeri, rilievi ed obiezioni che Palazzo Zanca fa fatica a contrastare. E delibera dopo delibera , ordinanza dopo ordinanza, il Comune soccombe ogni volta un po’ di più. L’ultima “comunicazione” giunta da Palermo riguarda ancora il bilancio previsionale 2012 ed il bilancio consuntivo 2011, sui quali i magistrati contabili, con in testa il magistrato Francesco Albo, avevano rilevato una serie di criticità, tutte confermate tranne una dopo l’adunanza del 12 Aprile scorso, alla quale hanno preso parte il Ragioniere generale ed il Dirigente responsabile al bilancio di Palazzo Zanca, rispettivamente Ferdinando Coglitore e Giovanni Di Leo (vedi correlati).
Con deliberazione n.34, l’organo di controllo comunica che «all’esito della verifica sul rendiconto 2011 e sul bilancio di previsione 2012, accerta la presenza, nei termini evidenziati, dei profili di criticità con riferimento ai punti da 1 a 11 del deferimento». Allo stesso tempo, però, «dà atto che l’ente ha approvato il piano di riequilibrio finanziario, in corso di istruttoria da parte della Sottocommissione ministeriale».
Riassumendo brevemente, la Corte dei conti – con precedente deliberazione- aveva individuato 12 punti deboli : il grave ritardo nell’approvazione dei rendiconto 2011; il mancato rispetto del patto di stabilità 2011; la mancata previsione nel bilancio 2012 degli effetti sanzionatori collegati al mancato rispetto del patto di stabilità 2011; il disavanzo strutturale di competenza nel triennio 2009-2010-2011; la persistente situazione di deficitarietà strutturale; la presenza di consistenti debiti fuori bilancio, riconosciuti e da riconoscere; l’elevato volume dei residui attivi relativi ad anni precedenti al 2007; il persistente e sistematico ricorso all’anticipazione di tesoreria; il mancato rispetto della quota vincolata di destinazione delle sanzioni amministrative pecuniarie per violazione del Codice della strada alle spese previste dalla legge; il mancato rispetto dei vincoli di legge sulle spese di rappresentanza; l’irregolare utilizzo dei capitoli afferenti ai servizi in conto terzi; e la mancata chiarezza sul contenimento delle spese in materia di impiego pubblico.
Ebbene, tranne che per quest’ultimo punto, Corte dei Conti -nonostante le spiegazioni fornire da Coglitore e Di Leo – mantiene tutte le sue perplessità e conferma «la presenza delle gravi criticità». La deliberazione n.34 finirà anche sul tavolo della Sottocommissione della Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali, che sta esaminando il piano decennale di riequilibrio varato dal Comune di Messina e già “smantellato” in vari punti dalla stessa Corte dei Conti (vedi correlato).
E, a proposto di piano decennale, resta al palo i contratto di servizio tra Amam e Comune. Il Consiglio comunale tornato a riunirsi in mattinata, dopo un colloquio tra Croce ed una delegazione di consiglieri , ha deciso di chiedere un nuovo parere al Collegio di Difesa, affinché venga chiarito l’aspetto sottolineato dall’esperto Nino Dalmazio e cioè che il D.Lgs. 152/06 sulla concessione gratuita delle infrastrutture idriche di proprietà degli enti locali non può essere applicato all’Amam, costituita nel 1990 e dunque prima dell’entrata in vigore di quella legge che impone l’utilizzo gratuito delle reti idriche. Il Consiglio comunale avrà tempo sino al 9 maggio per approvare il contratto di servizio ed allegralo al piano decennale, di cui costituisce un presupposto economico fondamentale, dovendo portare nelle casse del Comune 156 milioni di euro in dieci anni, attraverso il trasferimento da parte dell’Azienda Acque al Comune di 15 milioni di euro l’anno. Ma è proprio questa previsione che ha già incassato il “no” dei revisori dei conti e dei legali di Palazzo Zanca. Cambierà qualcosa nel parere “bis” richiesto agli avvocati comunali? Per avere una risposta, non resta che attendere. (Danila La Torre)