“Non trattateci come stracci vecchi”, la disperazione degli anziani di Casa Serena

Casa Serena non si tocca. Lo urlano con le lacrime agli occhi gli anziani che in questa storica struttura hanno trovato una casa e una grande famiglia unita. Lo urleranno finché avranno la forza di farlo perché chiudere Casa Serena significa buttare per la strada come stracci vecchi 124 anziani e 102 lavoratori. E’ bastato rimanere insieme a questi anziani pochi minuti per comprendere il dolore, la disperazione e la rabbia di chi oggi si sente trattato come l’ultimo scarto della società. Gli anziani di Casa Serena oggi hanno dato il via all’occupazione della struttura, li abbiamo trovati preoccupati ma decisi a non farsi mettere nell’angolo da nessuno.

Noi da giovani abbiamo lavorato per la società, abbiamo dato qualcosa alla società e ora, come stabilisce anche la Costituzione, quella stessa società ha il dovere di prendersi cura di noi anziani che abbiamo deciso, come nostra ultima spiaggia, di trasferirci in questa casa di riposo residenziale. Casa Serena ha certamente bisogno di una ristrutturazione, ma il commissario Croce, anziché rimboccarsi le maniche e trovare fondi necessari, decide di punto in bianco di chiuderla come fosse un canile”. Lo scrive oggi il comitato degli anziani presieduto da Nino Cammarata. “Ci stanno trattando peggio degli animali”, gli fanno eco tutti gli altri.

Parlare con gli anziani di Casa Serena, incontrarli, sentire da loro perché questa struttura non deve chiudere, fa venire un tuffo al cuore. Nei loro occhi e nelle loro parole c’è un’intera vita che negli ultimi giorni è stata investita da un vero e proprio terremoto. “Casa Serene non deve chiudere perché è la nostra casa, qui noi abbiamo l’amore, le cure, la compagnia e l’affetto che in altri posti è difficile da trovare” dice un’anziana. “Commissario Croce non si comporti come Ponzio Pilato, non se ne lavi le mani abbandonandoci così” continua un’altra. “Noi anziani abbiamo lavorato tutta una vita e abbiamo costruito Messina. Ora Messina ci sta ripagando così”. Parlano a ruota libera, si sfogano, chiedono aiuto. Molti di loro non hanno nessuno fuori, non hanno una casa, ci sono gli operatori del centro a prendersene cura. La signora Maria non ha né una casa né dei figli, è sulla sedia a rotelle, ha bisogno di assistenza costante. Si chiede dove finirà se davvero non esisterà più Casa Serena, nessuno sa risponderle. Un’altra domanda che si fanno riguarda le rette mensili che pagano puntualmente: “per stare qui tutti noi paghiamo delle rette, è possibile che nessuno abbia mai pensato di destinare parte di quei soldi alla ristrutturazione dell’edificio? “Chi se li è mangiati i nostri soldi?” vuole sapere un altro degli anziani di Casa Serena.

Nelle loro parole un pensiero costante è rivolto ai lavoratori della struttura che adesso sono a rischio licenziamento. Sono preoccupati perché non vogliono credere che tanti madri e padri di famiglia possano restare senza lavoro, “dopo che ci hanno serviti e riveriti per anni, ci hanno trattato come se fossimo un’unica famiglia, hanno passato con noi le feste, i momenti belli e anche quelli difficili, adesso il ringraziamento è un bel grazie e arrivederci” continuano a ripetere. C’è grande unione, affetto, sembra davvero una bella famiglia numerosa. La serenità di Casa Serena adesso è a rischio. Giurano che a nessuno permetteranno di portarli via da lì. Vogliono trascorrere i loro ultimi anni di vita con le persone che hanno scelto. Adesso sperano solo che il commissario Croce si ricordi di quei 100 vecchini di Casa Serena che chiedono solo il rispetto che qualunque essere umano meriterebbe. (Francesca Stornante)

Lunedì, 19 novembre, 2012 – 18:03