Si è conclusa domenica 2 agosto la XIII edizione dell’Horcynus Festival, dal titolo “Ricordare per Dimenticare”. Il Festival ha avuto quest’anno l’obiettivo di cercare la verità delle ferite aperte nella storia contemporanea – dal genocidio del popolo armeno nel 1915 ai fatti italiani, a partire da Portella della Ginestra per arrivare ai giorni nostri – perché solo da questa ricerca della verità può arrivare la pacificazione. L’Armenia è stato il paese ospite del Festival, per celebrare i cento anni del Metz Yeghérn, il “Grande Male”, termine con il quale si indica la strage degli armeni, un milione e mezzo di morti, in Turchia. Tra gli ospiti, l’ambasciatore della Repubblica Armena in Italia, Sargis Ghazaryan. Al Senatore Sergio Flamigni, promotore della Rete degli Archivi per non dimenticare – che mette insieme numerosi archivi privati per conservare e tutelare la memoria storica in Italia su tematiche legate al terrorismo, alla violenza politica e alla criminalità organizzata – è stato assegnato il Premio Horcynus Orca 2015. La XIII edizione ha segnato inoltre l’inaugurazione del MACHO, il Museo d’Arte Contemporanea Horcynus Orca, allestito nel complesso monumentale di Capo Peloro.
Il bilancio della XIII edizione, dunque, e uno sguardo, da presidente uscente, ai sedici anni trascorsi dal 1999, anno di nascita della Fondazione Horcynus Orca, nelle parole di Gaetano Giunta: “Quella di ospitare l’Armenia non è stata una scelta semplice ma le cose giuste non sono sempre quelle semplici. La scelta, quest’anno, nel centenario di un avvenimento storico, il genocidio armeno, sul quale non può essere taciuta la verità, è quella della memoria e non dell’indifferenza. La Fondazione condanna il governo turco e chi non ha ancora riconosciuto l’atto di pulizia etnica avviato nel 1915, ma distingue i governi dai popoli e applaude i moltissimi movimenti dal basso che in Turchia hanno riconosciuto il genocidio e cercano oggi di ricostruire relazioni con il popolo armeno”. “Distinguere i popoli dai governi è fondamentale”, afferma Giunta, “perché senza questa distinzione non ci sarebbe spazio per l’azione di movimenti della società civile, Fondazione compresa, per ricostruire processi di pace e relazioni. Come sempre, a questo proposito, le relazioni con i Paesi ospiti del Festival hanno carattere permanente per la Fondazione. Rivedrò a settembre l’Ambasciatore Ghazaryan, ospite del Festival, per mettere a punto programmi di finanza etica e sviluppo locale in Armenia. Parallelamente, la Fondazione porterà avanti percorsi di ricerca della verità per capire quali fenomeni di corruzione complichino le azioni di affermazione di verità e pacificazione dei popoli che i governi tutti dovrebbero perseguire”.
Durante il Festival, il 28 luglio, è stato inaugurato il MACHO, Museo d’Arte Contemporanea Horcynus Orca. “Anche il Museo, spiega Giunta “nasce da un decennale progetto di ricerca sulle arti visive dei contesti culturali e geo-politici mediterranei. In questi anni, a partire dal 2004, anno della prima esposizione internazionale di arte contemporanea, le attività nel settore della Fondazione sono state concepite non solo come evento effimero ma come strumento di arricchimento permanente del territorio e di sviluppo di una collezione, aperta a comprendere tutti i generi artistici e i
L’edizione 2015 del Festival è l’ultima che Gaetano Giunta ha vissuto da Presidente della Fondazione Horcynus Orca: “Lascio la presidenza, ma ovviamente non la Fondazione. Ho accettato dall’assemblea elettiva il ruolo di presidente del Consiglio dei Fondatori, un organo di garanzia, che dovrà vegliare sul rispetto delle finalità della Fondazione, perché non si prendano derive lontane dalle finalità di sviluppo umano per cui è nata, ed elaborare coerenti linee strategico-culturali. La sfida, dopo aver generato questo microcosmo, è oggi consolidare, strutturare e rendere indipendente la Fondazione da ogni forma di leadership. Il percorso da seguire è ancora una volta quello del risanamento. Ci auguriamo che con la prossima programmazione comunitaria, Università, Soprintendenza e Comune capiscano che Capo Peloro è il luogo più importante della città, perché è l’unico in cui in maniera evidente e via sono visibili le stratificazioni culturali. L’obiettivo deve essere il completamento del restauro del Forte, per rendere accessibile la Torre degli Inglesi a tutti i visitatori. Queste azioni devono continuare a far parte di un progetto olistico che in questi anni ha messo insieme risanamento ambientale, economia sociale, economia civile, promozione dei diritti degli ultimi, cultura e innovazione tecnologica. Per concludere con il bilancio della mia presidenza, è giusto sottolineare un altro passaggio fondamentale: la nascita della Fondazione di Comunità di Messina, che ha permesso di raggiungere, grazie ad investimenti produttivi del proprio fondo, l’indipendenza dal punto di vista economico e dunque la massima libertà di pensiero e di azione per le attività del Distretto Sociale che la Fondazione regge. In questo contesto la Fondazione Horcynus Orca è lo strumento tecnologico, di ricerca, di internazionalizzazione e di elaborazione culturale del Distretto”.