Il naufragio nel Crotonese deve essere un punto di non ritorno nella politica italiana ed europea. Mentre si attende l’arrivo in Calabria del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i 67 morti e i dispersi siano un monito da non fare affondare nel chiacchericcio mediatico quotidiano. La magistratura accerterà se questa tragedia poteva essere evitata ma già il solo sospetto conferma che bisogna dire addio alle attuali politiche sull’immigrazione. Le bare nel Palazzetto dello sport di Crotone sono la rappresentazione visiva di un fallimento politico e morale delle classi dirigenti. L’Europa può governare questo processo e i partiti possono trovare di meglio che fare campagna elettorale sulle presunte invasioni di migranti. La legge Bossi-Fini, la Turco-Napolitano, le politiche di Salvini e di Minniti, il memorandum Italia-Libia, le politiche dei governi di centrodestra e centrosinistra: mandiamo in soffitta decenni di politiche inefficaci, ingiuste e a volte inumane, fino al decreto in funzione anti Ong e alle recenti dichiarazioni del ministro dell’Interno. Basta.
L’Europa e l’Italia possono accogliere e favorire la libera circolazione delle persone coniugando lavoro e solidarietà, diritti e doveri, accoglienza e sostegno all’economia, aiuti ai Paesi d’origine e l’affermazione di una sana società multiculturale. Il tutto non negando i conflitti e le difficoltà dello scambio e del confronto. Ma senza alimentare guerre tra poveri ed essendo consapevoli che l’alternativa, quella dei fili spinati e delle politiche securitarie, non è solo inaccettabile ma anche impossibile. Nessuno potrà fermare i popoli e il loro bisogno di sfuggire alla disperazione e alla miseria. In questa fase, le dimissioni del ministro Piantedosi potrebbero sintetizzare l’avvio di una fase nuova della politica italiana. Ma è bene non farsi illusioni.
Sottolinea Cecilia Strada, responsabile della comunicazione per la onlus italiana ResQ People Saving People e figlia di Gino Strada e Teresa Sarti (Emergency): “Vengono via mare perché non hanno i documenti!. No. È che sono nati nella culla sbagliata, sulla pagina sbagliata dell’atlante economico, e i loro documenti non sono potenti come i nostri, i loro documenti non permettono di avere i nostri visti. Tutti nasciamo liberi e uguali in dignità e diritti, nasciamo uguali: ma è la culla in cui ci mettono subito dopo a fare la differenza. Per qualcuno la culla ha il colore di un passaporto, per qualcun altro la culla è una tanica di benzina”. E così scriveva lo scorso 28 dicembre sempre sulla sua pagina Facebook: “Perché tante energie del governo sono impiegate per combattere le navi di soccorso (ricordiamolo, responsabili di meno del 15% degli sbarchi)? È davvero questa la priorità degli italiani secondo il governo? Non il lavoro, non la casa, non le pensioni, non la sanità? No? Le navi di soccorso, veramente? Il fatto è che governare è difficile! Creare lavoro, assicurare pensioni, e pure gestire i flussi migratori sono cose difficili. Ci dedichiamo alle cose difficili? Naaaa, ostacoliamo qualche nave di soccorso e facciamoci sopra della gran propaganda. Il popolo chiede pane? Che mangino decreti. E pazienza se qualche disgraziato ci muore. E buon Natale”.