PLATÌ – Già nel dicembre scorso, era stata diffusa la notizia di una scheda progettuale legata alla riconversione dei famigerati cunicoli scavati dalla ‘ndrangheta sotto Platì in chiave culturale.
Un progetto da 2 milioni 200mila euro (Da cunicoli furtivi a centro espositivo sotterraneo – Produrre cultura e bonificare il paese) che, ha fatto sapere Piero Schirripa – già ben noto per aver legato il suo nome alle cooperative sociali fortemente volute dall’allora vescovo di Locri, monsignor Giancarlo Maria Bregantini –, rappresentano «una scelta di campo», volta a «cancellare il simbolo della vergogna con un messaggio d’alta cultura e arte».
Non troppo dissimile, nel suo concetto-base, quest’idea progettuale –presentata dal Comune di Platì nel contesto dell’ormai famigerato Cis, il Contratto istituzionale di sviluppo – da quanto realizzato anni fa con Arte torna Arte. Un patrimonio restituito, che aveva visto esposte al Museo nazionale archeologico di Reggio Calabria 107 tele sequestrate al “re dei videopoker” Gioacchino Campolo (poi deceduto il 22 giugno dello scorso anno).
Ha avuto modo di sottolineare proprio Schirripa d’aver a lungo parlato del progetto coi vertici di Libera e con lo stesso Bregantini. Solo che – piccolo “giallo”, qui – in una nota diffusa nelle ultime ore dal commissario provinciale dell’Anpi di Reggio Calabria, Michele Petraroia, è contenuto un messaggio che ribalterebbe alquanto clamorosamente la posizione dell’ex vescovo locrese al riguardo.
Fa presente Petraroia d’aver interloquito con monsignor Giancarlo Maria Bregantini giusto sabato scorso, 2 luglio, a Campobasso; capoluogo molisano che è poi la sede dell’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano oggi retta dal prelato. Tra le informazioni reciproche sulle nuove sezioni Anpi del Reggino e i bei ricordi di “padre Giancarlo” – come tutti lo ricordano ancora nella Locride –, un messaggio audiovideo in vista del Congresso provinciale dell’Anpi, programmato per il 9 luglio al Santuario di Sant’Antonio da Padova, a Reggio Calabria.
E poi alcune frasi. «Non bisogna arrendersi mai al male»: ed è difficile immaginare un’asserzione più bregantiniana di questa. Poi però, ce ne sono altre, che riguardano una presunta presa di distanza dal progetto su Platì e che, se confermate, risulterebbero tutto sommato clamorose.
«Dopo essersi soffermato sulla bellezza, unica e inimitabile, di una Terra straordinaria», scrive Petraroia, l’arcivescovo di Campobasso avrebbe infatti «preso le distanze da recenti articoli apparsi sulla stampa locale in cui si fa cenno a progetti culturali per trasformare cunicoli sotterranei in mete di attrazione turistica. Il male non è mai cultura, non può essere assunto a progetto culturale né trasformato in attrazione perché resta sempre male. Al contrario in ogni comunità bisogna adoperarsi per valorizzare le innumerevoli risorse naturali, paesaggistiche, agricole, archeologiche, artistiche, turistiche e storiche esistenti».
Sarà realmente una sconfessione del progetto da parte dell’ex vescovo di Locri?