Coronavirus

I malumori degli “schedati” delle seconde case a Villafranca, Saponara e Rometta

Mentre i governatori Zaia (che ha il vento in poppa e il ministro Boccia non impugna le sue ordinanze……) e Musumeci danno il via libera alle seconde case, ma con criterio e sicurezza, nei comuni i sindaci alzano la paletta dello stop.

La “schedatura”

A causare non poche segnalazioni alla redazione di Tempostretto (tutte rigorosamente “anonime” per evitare ritorsioni….) sono quanti ormai da decenni considerano le loro “seconde case” a Villafranca, Rometta e Saponara, come una casa a tutti gli effetti. Del resto la vivono fino a sei mesi l’anno. E contribuiscono all’economia dei comuni interessati. Ma i tre sindaci, De Marco, Merlino e Vinci, hanno firmato tre ordinanze che impongono la “schedatura”, causando appunto malumori. L’ordinanza di Musumeci prevede che chi si sposta nelle seconde case lo debba fare per l’intera stagione limitando quindi la spola (a meno che non vi siano motivi di lavoro). I tre sindaci hanno aggiunto una serie di postille.

I dati anagrafici di tutti

Chi vuol raggiungere l’abitazione al mare deve darne comunicazione all’ufficio di Polizia Municipale del Comune (quindi o Villafranca o Saponara o Rometta), specificando l’indirizzo completo (il che fa presupporre controlli di polizia nell’abitazione in questione……) ma soprattutto i dati anagrafici e i documenti d’identità di tutti quelli che vanno a vivere in quella casa. Posto che stiamo parlando di domicilio e che questo è tutelato dalla Costituzione tra i diritti inviolabili, questa “schedatura” pone problemi di diritto alla privacy ed espone ad uno dei peggiori fenomeni che l’emergenza covid ha portato: la delazione.

La Costituzione, i diritti, i controlli

In tanti hanno sottolineato come nella propria abitazione (poniamo la residenza fissa invernale) nessuno possa mettere il naso e chiedere i documenti di chi vive con me. Né possono fare irruzione in casa se non, nei limiti e nelle condizioni espressamente indicati dalla Costituzione. Peraltro c’è chi, ad esempio, si sta trasferendo a “metà”: moglie e figli subito e il marito nei week end. C’è chi vuole ospitare un affetto stabile che magari non apprezza con entusiasmo la “schedatura”. Lo spostamento tra una mia casa ed un’altra, se consentito dalle ordinanze, non può essere soggetto ad invasioni della sfera personale che rischiano di essere inquietanti.

Dal buco della serratura

Se il mio vicino di casa decide di fotografare chi è in casa mia e poi manda la foto al vigile che mi multa, vuol dire che stiamo diventando sempre meno comunità. Per non parlare poi del fatto delle seconde case di “famiglia”, nelle quali c’è chi resta tutto l’anno e d’estate aumentano di conviventi (congiunti di primo o sesto grado che siano, fidanzati e amanti compresi). L’amarezza di molti peraltro è aggravata dal fatto che per decenni quelli che oggi vengono “schedati” hanno contribuito a promuovere l’immagine dei comuni interessati e a sostenerne l’economia. Sapere di essere guardati dal buco della serratura non è piacevole, anche perchè la schedatura presuppone persino una presunzione di colpevolezza (sei un untore venuto qui per contagiare il Paese oltre che la tua stessa famiglia)