Cultura e spettacoli

I Marlene Kuntz a Messina: premio Horcynus Orca e concerto sotto il Pilone

di Gianluca Santisi

MESSINA – Diciamolo senza giri di parole: se non cambiamo – tutti – il nostro modo di vivere, la Terra diventerà un posto sempre più inospitale. Ed è un problema da affrontare subito. Secondo una recente ricerca, entro 20/30 anni circa 400 milioni di persone saranno costrette a spostarsi verso luoghi migliori in cui vivere, per sfuggire alla desertificazione e ai rischi di eventi meteo sempre più violenti e pericolosi. Degli effetti devastanti del cambiamento climatico si è discusso ieri sera alla Fondazione Horcynus Horca. L’evento Orizzonti possibili – Parole e musica per un pianeta verde avrebbe dovuto portare sullo stesso palco Stefano Mancuso e i Marlene Kuntz, una tra le band alternative rock più importanti in Italia. Purtroppo, il Covid ha bloccato a casa il noto neurobiologo vegetale, che secondo quanto annunciato sarà a Messina il prossimo autunno per ricevere il Premio Horcynus Orca 2022. Riconoscimento che invece, ieri sera, è stato assegnato ai Marlene Kuntz “per i loro 30 anni di ricerca musicale mai banale, graffiante, alternativa”. Una band con cui la Fondazione Horcynus Orca condivide “la necessità di ricercare con urgenza “nuovi orizzonti”, nuove visioni e nuove pratiche economiche, sociali e ambientali legate alle storie dei territori, anche di quelli più periferici e più dimenticati”.

La consegna del Premio Horcynus Orca 2022 ai Marlene Kuntz

Prima del loro attesissimo concerto, che – lo anticipiamo – non ha deluso le aspettative, spazio alla riflessione. Al confronto, moderato da Giorgia Turchetto, hanno preso parte Gaetano Giunta, segretario generale della Fondazione di Comunità di Messina, Cristiano Godano, Riccardo Tesio e Luca “Lagash” Saporiti, rispettivamente voce e chitarra, chitarra e basso della band piemontese. E se Giunta ha messo in guardia dai rischi più impellenti che l’umanità sta correndo, evidenziando la necessità di cambio di rotta radicale e le buone pratiche che occorre mettere in campo, i Marlene Kuntz hanno invece raccontato la nascita del loro nuovo disco, “Karma Clima”, l’undicesimo, in arrivo a fine settembre dopo ben 5 anni di silenzio. Un progetto coltivato dalla band in alcune residenze artistiche sulle montagne di Cuneo, a stretto contatto con i luoghi, le persone e il territorio. “Siamo ormai persone impaurite – ha detto Cristiano Godano – e io personalmente sono il più pessimista della band. Credo che in molti casi abbiamo già superato il punto di non ritorno. In questo nuovo disco, che è una sorta di concept, ho cercato di raccontare con i miei testi quello che sta accadendo con il riscaldamento globale. L’ho fatto senza lanciare accuse o con i soliti luoghi comuni sul tema. Il mio modo di scrivere mi fa analizzare quello che vedo e restituirlo poeticamente. Grazie ai luoghi in cui siamo stati, credo che la narrazione sia stata la più completa possibile. Scrivevo isolandomi davanti al Monviso, davvero vicino al cielo, con delle suggestioni molto potenti anche per me che non ho la fede”.

I Marlene Kuntz alla Fondazione Horcynus Orca

Il concerto

Diciassette brani, compresi i tre dell’encore, per riavvolgere il nastro su 33 anni di carriera. I Marlene Kuntz sul palco di Capo Peloro non si sono certo risparmiati. Un set accesosi dopo 4-5 brani quando la band – apparsa ancora in eccellente forma – ha invitato il pubblico, fino a quel momento seduto, ad alzarsi e avvicinarsi sotto il palco. In scaletta anche due brani dal nuovo “Karma Clima”: il primo singolo “La fuga”, accompagnato da un visual di forte impatto, e l’inedito “L’aria era l’anima”, riuscita ballad tra spoken, chitarra acustica e piano che si candida a diventare un nuovo classico dei Marlene. E a proposito i classici, non sono mancati in scaletta brani amatissimi dal pubblico, da “Come stavamo ieri” a “Nuotando nell’aria”, da “La canzone che scrivo per te” a “Lieve”, da “Impressioni di settembre” a “Il genio”. Fino al lisergico finale sulle note della potentissima “Sonica” che ha chiuso un’ora e mezza di grande musica.

Cristiano Godano