Come ogni anno, anche in questo 2020 la Tari ha animato il dibattito a Palazzo Zanca. In ritardo, rispetto agli ultimi anni a causa dell’emergenza Covid, pochi giorni fa in fretta e furia il consiglio comunale ha dovuto approvare il famigerato Piano economico finanziario della Tari, cioè quel documento che snocciola numeri e cifre che fotografano la gestione dei rifiuti a Messina. Anche quest’anno non sono mancate le polemiche, considerato che il piano complessivo ha registrato un aumento rispetto a quello di un anno fa.
Ma andiamo ad esaminare con attenzione i numeri. Complessivamente il Piano ammonta a 48,4 milioni di euro, contro i 46,3 milioni del 2019. Esattamente due milioni di euro in più, che continuano a far lievitare il costo complessivo dei rifiuti in città. Nel 2018, per esempio, era 44,5 milioni, così come nel 2017. Ma come si compone questo Piano? Quanto costa effettivamente la grande macchina di MessinaServizi? Quali sono le voci che alla fine portano i cittadini messinesi a pagare una tassa rifiuti da 48,4 milioni di euro? Le risposte nelle tabelle del piano.
Capitolo MessinaServizi. Dei 48,4 milioni di euro, la somma che serve a coprire tutte le attività svolte dall’azienda che si occupa dei rifiuti in città è di 35.216.904 milioni di euro per l’intero anno. Nel 2019 era stata di 35.161.968 milioni. Dunque in realtà l’aumento per il costo strettamente legato ai servizi è di soli 56 mila euro. Questo a fronte di un anno in cui la società si è impegnata per estendere la raccolta porta a porta, puntando a chiudere l’anno con due terzi della città servita dal porta a porta. Ma anche alla luce delle nuove assunzioni e di investimenti fatti. Il presidente Pippo Lombardo spiega che questo è stato possibile grazie alle economie fatte e ai maggiori ricavi ottenuti dai consorzi della differenziata per carta, cartone, vetro, plastica e metalli.
MessinaServizi costa dunque 35,2 milioni di euro l’anno. Vediamo alcune di queste voci di costo. Per esempio la raccolta e il trasporto dei rifiuti indifferenziati ammonta a 2,6 milioni. Ma a pesare maggiormente sono le voci che si riferiscono alla raccolta e trasporto della differenziata, che costa 16,7 milioni, o lo spazzamento e lavaggio strade e aree pubbliche che ammonta a 9,4 milioni. In queste cifre bisogna sempre considerare anche il costo del personale impiegato nei diversi servizi. Considerato che, al 31 agosto, MessinaServizi conta 588 dipendenti. Stesso discorso vale anche per gli investimenti, soprattutto nel comparto della differenziata per il porta a porta. Tra il 2018 e il 2020 si contano 7,4 milioni di investimenti, di cui ad esempio 5 milioni per contenitori per contenitori rsu, 700 mila euro di attrezzature.
Un’altra spesa importante nel costo dei rifiuti messinesi è quello legato al trasporto e allo smaltimento in discarica. Messina spende ancora 10,4 milioni di euro, anche se è sceso sotto i 9 milioni il costo legato alla smaltimento dei rifiuti indifferenziati. La raccolta porta a porta ha fatto leggermente calare il costo della discarica, anche se economicamente pesa ancora molto lo smaltimento dell’umido, visto che Messina non ha un suo impianto. Per la frazione organica, cioè l’umido, si paga 150 euro a tonnellata a cui si deve aggiungere il costo del trasporto. In ottica differenziata è positivo invece il trend che riguarda i ricavi ottenuti dai consorzi. Quest’anno Messina “guadagna” 1,3 milioni, nel 2018 ad esempio si era fermata a 633 mila euro, segno che la differenziata sta crescendo. Del resto, anche in questo caso vengono in soccorso i numeri: a Messina la differenziata è passata dal 18,89% del 2018, al 23,22% del 2019, fino al 31,20% rilevato a luglio 2020.
Ma dunque cosa ha fatto lievitare il piano di 2 milioni di euro. Ci sono 2 milioni in più rispetto al passato destinati al “fondo crediti di dubbia esigibilità”, cioè quel fondo rischi necessario per coprire quella fascia di evasione che ancora purtroppo si registra. Nei costi ci sono anche 2,5 milioni di euro destinati a coprire riduzioni e agevolazioni: per esempio 73 mila euro per chi fa il compostaggio domestico, 1,2 milioni per chi ha fatto la raccolta differenziata nelle isole ecologiche, o 162 mila euro per gli sconti alle utenze commerciali che hanno avviato il porta a porta commerciale. Aumentano anche i Costi di accertamento, riscossione e contenzioso (Carc) che passano da 350 mila a 900 mila euro.
Un viaggio tra i numeri che spiega ai messinesi cosa c’è dentro la Tari. Perché il costo totale dei rifiuti è a carico dei cittadini. I 2 milioni in più di questo piano 2020 si traducono in un aumento in bolletta dell’1%, alla luce di un nuovo sistema di ripartizione delle tariffe adottato quest’anno dal Comune di Messina e che punta ad alleggerire le famiglie più numerose. In generale comunque non ci sono sorprese terribili per nessuno. La tari aumenta tra i 3 e i 6 euro a seconda dei componenti del nucleo familiare.