Cronaca

Il 2020 tra drammi privati e tragedie che hanno commosso l’Italia

Una vicenda eclatante e dolorosa, drammatica e ancora misteriosa. Il 2019 a Messina sarà ricordato per l’anno del coronavirus ma anche per due fatti di cronaca nera clamorosi e tragici: il femminicidio di Lorena Quaranta e la scomparsa a Caronia della dj Viviana Parisi e del figlio Gioele.

Due vicende che riempiranno i giornali anche nel 2021 perché che la storia della mamma di Venetico è ancora tutta da chiarire e che il 17 marzo prossimo si aprirà il processo al compagno di Lorena, l’infermiere Antonio De Pace.

Una storia simbolo di questo 2020, quella di Lorena. Le statistiche della Polizia di Stato raccontano infatti che lo scorso anno le denunce per violenza sulle donne, maltrattamenti, stalking e abusi sono state sempre di più.

Viviana e Gioele

Il volto di Viviana e del suo splendido figlio da Venetico hanno fatto capolino in tutta Italia all’inizio di agosto, quando la sua scomparsa si tinge di giallo: la sua auto viene trovata il 3 agosto sul viadotto dell’A20 all’altezza di Caronia, ma di lei e del bimbo di 4 anni non c’è traccia. Non ce ne saranno per giorni: si rincorrono i falsi avvistamenti, le ipotesi, e dietro lo splendido sorriso della giovane dj si scopre un vissuto di irrequietezza ampliato dal lockdown. Una vittima comunque, Viviana, viva o morta, dell’assistenza psicologica pubblica ridotta al lumicino ancor prima dell’emergenza, scomparsa quando sarebbe stata ancor più necessaria, nei duri mesi della clausura. Non la sola vittima in Italia, di questo fenomeno.

Si scopre che Viviana, tra difficoltà e misticismo, voleva andare alla piramide della luce di Fiumara d’Arte di Tusa, si ipotizza fosse diretta lì e si adombra il progetto di un suicidio. Quando il suo corpo viene scoperto e quando, diversi giorni dopo, emergono anche esili resti di Gioele, la storia entra nel cuore di tutti gli italiani. Sembra un film alla “Final Destination” invece la realtà è ancora più commovente e assurda: Viviana forse voleva suicidarsi e uccidere il figlio? In tanti se lo sono chiesti.

ricerche Viviana e Gioele Caronia

Probabilmente non lo sapremo mai. Ma mentre viaggiava forse verso la morte, la morte l’ha trovata davvero, in una maniera che probabilmente non scopriremo mai del tutto, in modo diverso da quella pensata, in una maniera atroce: il filo rosso si interrompe con un incidente d’auto ma si riavvolge velocemente, tra le fronde del fitto bosco di Caronia.

Per settimane i soccorsi e gli investigatori hanno vagato tra le sugherete e il bosco tra Caronia e Tusa, battute da giorni di caldo record e bombe d’acqua, poi l’approssimarsi ripido dell’autunno.

Daniele Mondello

Oggi l’inchiesta è ancora aperta: i resti di Gioele offrono pochi spunti per arrivare alla verità sulla sua morte, e i ritardi nelle operazioni di soccorso hanno reso difficile anche ricostruire i movimenti di Viviana. Mentre si attendono gli esiti delle operazioni scientifiche, Daniele Mondello non demorde: Viviana non si è suicidata, non avrebbe mai ucciso il bambino, è successo qualcos’altro che vuole scoprire quella notte, a Caronia.

Il marito della dj ha recentemente incaricato un nuovo consulente, il criminologo Carmelo Lavorino, di riesaminare dal principio tutti i reperti e i dossier sul caso. Le prossime scadenze fissate dalla Procura di Patti maturano tra fine gennaio e febbraio prossimo. Mentre sono ancora in fìeri gli accertamenti sul lavoro dei soccorritori, aperti su richiesta della famiglia Mondello. Secondo la famiglia qualcuno ha fatto ritrovare il corpo di Viviana nella posizione che fa propendere per il “lancio” o caduta dal traliccio simulandola. Appena l’inchiesta sarà ufficialmente chiusa il pool di esperti dei Mondello avrà comunque a disposizione tutti gli atti compiuti sotto la guida del procuratore capo di Patti, Angelo Cavallo, per trarre le proprie conclusioni ed effettuare autonomamente alcuni accertamenti.

Lorena Quaranta e Antonio De Pace

Il coronavirus spunta anche nella vicenda che sta dietro la foto di un altro splendido viso, quello di Lorena Quaranta, trovata morta il 31 marzo nell’abitazione di Furci Siculo dove viveva col compagno Antonio De Pace. E’ lui a chiamare i Carabinieri quella mattina e ad autodenunciarsi come l’autore del delitto: “Ho perso la testa, ho avuto paura che mi avesse contagiato il coronavirus”, dice ai militari arrivati subito. Poi più niente, né davanti agli investigatori che al giudice, né ai suoi avvocati. Chiuso in cella da quel giorno, in un granitico silenzio Antonio ha affrontato i passaggi giudiziari seguiti all’omicidio.

Del rischio coronavirus gli inquirenti non hanno trovato traccia. Hanno invece trovato messaggi inviati dall’infermiere ai familiari dove manifestava l’intenzione di trasferire i suoi averi ai nipoti. Segno, sostiene la Procura di Messina, che aveva pianificato il delitto e le conseguenze che ne sarebbero derivate: non ha perso la testa, ha premeditato il femminicidio. E’ di questa accusa che dovrà rispondere al processo che si aprirà a marzo prossimo.

Pochi giorni prima, il 24 marzo, al centro del quartiere messinese di Provinciale un pensionato di 78 anni, Giuseppe Bucalo, aveva aperto il fuoco in una tabaccheria per poi suicidarsi, dopo aver quasi ucciso la moglie di 76 anni, a casa. Un altro dramma della solitudine amplificata dalla clausura e dall’abbandono.

Un altro dramma tutto privato, e che ha toccato molto da vicino il nostro giornale, è quello sfociato il 29 agosto nell’omicidio di Pierluigi Mollica, tra gli editori di Tempostretto, ucciso dal figlio Gabriele nell’abitazione di Spadafora.