MESSINA – “Potevamo arrivarci prima ma ci siamo arrivati”. In un momento di sincerità, davanti ai giornalisti, il sindaco Federico Basile ha toccato un nodo centrale della risposta ai problemi idrici. In un quadro siciliano drammatico a causa della siccità, le risposte avrebbero dovuto essere più veloci. Oggi esiste la prospettiva di prelevare più acqua potabile dal pozzo Bufardo. Ma non sarà risolutiva. Porterà dei miglioramenti anche per i Comuni di Caltabiano, Fiumefreddo e Mascali e di certo potrebbe aiutare una città con il 30% d’acqua in meno rispetto all’anno scorso.
In generale, il mix tra siccità, perdite e carenze storiche della rete idrica, in attesa del compimento degli interventi strutturali, ha avuto i suoi effetti. Ma anche per ottenere meno di cento litri al secondo bisognerà attendere un tavolo tecnico, attivato su proposta della prefetta dopo l’incontro dei giorni scorsi.
La soluzione dei nuovi pozzi d’attivare e le autobotti 24 ore su 24, fermo restando che persiste il problema dei serbatoi nelle terrazze, sono altri elementi messi in campo nella conferenza stampa di ieri. Ma rimane il nodo centrale: anche se da mesi il sindaco ha lanciato l’allarme, e la Regione ha cominciato a muovere i primi passi, la politica è lenta. Programmazione e prontezza di riflessi avrebbero dovuti essere ben altri. Basile ha ragione quando rivendica che le ultime due amministrazioni hanno preso a cuore il tema di una programmazione, culminata con i lavori con il Pnrr, per invertire la rotta. E se l’esito avrà buon fine, la storia darà loro ragione.
Tuttavia, il sindaco ha torto quando minimizza gli errori nella prevenzione dei disagi dei cittadini che vivono nelle zone critiche della città. Che l’impegno degli assessori Minutoli e Caminiti sia massimo non abbiamo dubbi e non esistono formule magiche. Ma qualcosa, nel suo insieme, tra Amam, interventi del Coc – Centro operativo comunale, volontari della protezione civile e operatori di Messina Social City, va migliorato decisamente. Tutta la macchina dell’assistenza a chi soffre i disagi va potenziata e la politica doveva preparsi prima e meglio. A partire dall’organizzazione a Palazzo Zanca. Né hanno aiutato gli annunci del precedente sindaco De Luca sull’acqua h24. Meglio prima essere più cauti e poi procedere gradualmente. Altrimenti diventa un boomerang.
In sintesi, la Giunta Basile ha commesso i suoi errori ma la macchina regionale e nazionale non brilla, tra un tavolo tecnico e l’altro. In questo quadro, se l’amministrazione deve entrare in maggiore sintonia con chi soffre il dramma dell’assenza d’acqua, e non interpretare come “lesa maestà” qualsiasi voce critica, c’è da dire che emergono pure tutti i limiti della politica regionale e nazionale. Meccanismi lenti, davvero tempi stile bradipo del film “Zootropolis”, e un livello istituzionale che lascia troppo i Comuni sul fronte dei problemi. È l’intero sistema statale, regionale, metropolitano e comunale da rivedere in termini d’efficienza e funzionalità. Altro che riforme dissennate come autonomia differenziata e premierato. In più la Giunta Basile agisce in una città “privatizzata” da tanti piccoli interessi ed egoismi in ogni settore, compresa l’acqua. Siamo sicuri che se si dovesse indagare sui mille meccanismi creati negli anni, persino nel campo dell’approvvigionamento idrico, potrebbero emergere mille inghippi. Messina è una città costruita su mille paradossi e molte grandi e piccole illegalità.
In ogni caso, ciascuno, dal sindaco al presidente della Regione Schifani, ai parlamentari regionali e nazionali, e alla presidente del Consiglio, faccia la sua parte. Solo affrontando davvero i nodi critici, dall’acqua a tutto il resto in termini di servizi, si potrà invertire la rotta. I sindaci, è vero, ci mettono la faccia, con i loro pregi e loro difetti. Il resto del mondo politico e istituzionale non sempre. E, nel frattempo, tra un tavolo tecnico e un altro, si perde davvero troppo tempo.