La domanda è del deputato Carmelo Miceli, che l’ha rivolta ieri al Ministro delle Infrastrutture in una interrogazione a risposta in Commissione alla Camera.
L’esponente del Pd parte dalle conclusioni del dossier dell’ispettore Placido Migliorino, tornato a più riprese a sottolineare lo stato di scarsa sicurezza della A20 Messina-Palermo e della A18 Messina-Catania. L’ulteriore sopralluogo dell’ispettore ministeriale è sfociato nella richiesta di chiusura di due viadotti e una galleria. Migliorino ha poi ricordato che le maggiori criticità, per quel che riguarda i carichi che i viadotti possono sopportare, sono concentrate nella così detta tangenziale di Messina.
“Nonostante gli esosi pedaggi richiesti, gli utenti sono costantemente esposti a disagi che si riverberano sulla loro sicurezza, è di primaria importanza procedere ad una verifica oggettiva delle condizioni di stabilità strutturale delle autostrade al fine di scongiurare le più drammatiche conseguenze – scrive Miceli, che chiede al Ministro “di quali elementi disponga, con specifico riferimento alle risorse – anche a valere sui fondi comunitari – ed ai tempi necessari per la definitiva messa in sicurezza dei tratti gestiti dal Consorzio per le autostrade siciliane”.
Il parlamentare sollecita insomma il Ministero perché “metta mano al portafogli” e intervenga, per quel che è di sua competenza. L’Onorevole ripercorre il “rimpallo di responsabilità” seguito al dossier Migliorino, al quale il Cas ha risposto con proprie verifiche che indicherebbero come i rischi sono più contenuti di quelli evidenziati dall’ispettore, e che comunque l’Ente di contrada Scoppo non può procedere alle chiusure, senza il placet della Prefettura. Anche dopo, però, Migliorino ha insistito sulla pericolosità delle autostrade siciliane.