27 settembre 1998 – 15 luglio 2021. Sono passati 23 anni e Giovanni e Giovanna Carità aspettano ancora la sentenza che gli riconosca i danni per aver perso sua madre, suo padre e sua sorella nella tremenda alluvione che quel giorno trasformò il torrente Annunziata in un fiume che inghiottì la loro auto e travolse il giovane cingalese Simone Fernando – risaliva il torrente Pace in bicicletta, il suo corpo non venne mai più trovato.
23 anni senza giustizia e senza pace, 10 anni di processo senza ottenere una sentenza. Sembra un tempo lunghissimo e incredibile per definire una causa ma a Messina ci si può trovare ad affrontare lungaggini di questo tipo, nelle aule di giustizia. Per questo oggi il caso Carità è stato al centro del question time alla Camera, con l’onorevole messinese di Forza Italia, Matilde Siracusano, a confronto con il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, in Commissione Giustizia.
“A questa tragedia non si può aggiungere anche la beffa del mancato risarcimento, atteso da oltre dieci anni. Stiamo parlando di una famiglia che ha perso i propri cari e con loro ogni forma di sostentamento. Tutto questo avviene a causa dei tempi incivili dei processi. Il procedimento civile per il risarcimento del danno per questa famiglia va avanti da otto anni, con l’avvicendamento di ben sette giudici. Questo stato dell’arte è dovuto soprattutto all’inadeguatezza degli uffici giudiziari di Messina “. ha detto l’onorevole di FI.
“A causa di una carenza storica della pianta organica, i procedimenti vanno lentissimi nonostante l’alta produttività dei giudici: siamo al collasso. A Messina ci sono solo 13 giudici, ed ognuno di loro ha 1.072 cause da portare avanti. È chiaro che siamo di fronte ad una realtà non più sostenibile. Ho raccolto l’appello accorato della Presidente del tribunale di Messina, Marina Moleti, e ho chiesto al governo un’immediato intervento. Il Ministero della Giustizia deve agire tempestivamente e sanare definitivamente queste carenze. Anche in cittadini di Messina hanno il diritto di avere una giustizia celere, giusta e ben gestita”.