In questo nostro articolo dello scorso anno vi avevamo spiegato come in determinate circostanze il Mediterraneo può sfornare dei veri e propri cicloni sub-tropicali o tropicali, denominati in letteratura scientifica con l’acronimo di “TLC” (tropical like cyclone). Si tratta di cicloni completamente diversi da quelli che osserviamo stagionalmente sul mar Mediterraneo, e purtroppo molto spesso sono difficili da seguire, visto la loro imprevedibilità nella traiettoria. Essi si alimentano dal mare caldo in superficie, soprattutto quando i resti di un’area depressionaria a cuore freddo in quota si trascina su mari molto caldi. Questi notevoli divari termici, fra il mare molto caldo in superficie e l’aria fredda in quota, favoriscono lo sviluppo di imponenti temporali, i quali contribuiscono a riempire di aria calda il centro dell’area depressionaria.
Questa enorme quantità di energia termica incamerata dalla piccola bassa pressione favorisce la rapida formazione di enormi sistemi temporaleschi che cominciano a ruotare attorno al minimo di bassa pressione, ben riconoscibile dal tipico occhio centrale. Tutta questa energia potenziale viene trasformata in energia cinetica che produce un improvviso scoppio dell’attività temporalesca (correnti ascensionali in rotazione vorticosa) attorno il centro della bassa pressione, comportando un notevole approfondimento di quest’ultima a seguito del calore latente sprigionato dalla condensazione del vapore acqueo messo a disposizione dalla calda superficie del mare.
Giunti in questa fase il ciclone diventa pienamente autonomo rispetto al contesto sinottico generale, prendendo la sua energia dal calore latente fornito dal mare. Di conseguenza l’attività temporalesca diventa esplosiva lungo l’intero sistema, favorendo un rapido crollo della pressione centrale e un rafforzamento dei venti e del moto ondoso. I venti si intensificano improvvisamente, fino a superare i 100-120 km/h, con veri e proprie bufere di vento, specie sul quadrante meridionale, che agevolano la formazione del tipico occhio del ciclone attorno le imponenti “torri temporalesche”, molto ben visibile dalle moviole satellitari.
Gli occhi in queste ore sono puntati su “Udine” (cosi è stato denominato), il piccolo ciclone dalle caratteristiche sub-tropicali che ha preso forma oltre 36 ore fa sul mar Libico, davanti la costa di Misurata. Nelle ultime 24 ore il sistema si è sensibilmente rafforzato, salendo fino al basso Ionio, a sud-est delle coste siciliane. Scorrendo molto lentamente sopra una vasta distesa di acque molto calde in superficie (valori > +27°C) “Udine” ha cominciato a sviluppare al proprio interno una attività temporalesca molto profonda, con vasti temporali, larghi quanto le dimensioni della Sicilia, che inglobano l’intera struttura. Si nota, in alta quota, pure un campo di vento diffluente (tipico dei cicloni tropicali) che spinge le parti più alte delle nubi temporalesche fuori dal sistema (i cieli coperti da queste nubi alte e bianche non sono altro che i resti dei temporali attivi in mare aperto).
Tra i tanti elementi favorevoli al suo rapido approfondimento ne troviamo uno che generalmente risulta fondamentale per lo sviluppo di un “TLC” (tropical like cyclone). Ossia il passaggio nell’alta troposfera di un ramo della corrente a getto che intercetta la circolazione depressionaria, imprimendogli ulteriore vorticità positiva. In questo caso sarà il passaggio di un “drift”, un massimo di velocità del vento nell’alta troposfera non associato alla “corrente a getto”, sopra la Sicilia, ad imprimere vorticità al sistema, provocando una degenerazione del vortice in un ciclone dalle caratteristiche sub-tropicali o tropicali, già da stanotte.
L’intensificazione di queste correnti ascensionali contribuisce a riempire il nucleo depressionario di aria piuttosto calda e molto umida, fino ai medi e bassi strati, iniziando a creare un cosiddetto “cuore caldo”, con temperature di oltre i +2°C rispetto all’ambiente circostante.
Lo sviluppo di queste bande temporalesche spiraliformi, provocate dalla convezione profonda, favorirà pure un rinforzo dei venti che si disporranno più dai quadranti orientali sullo Ionio, con una componente più da grecale sul tratto di mare antistante le coste della Sicilia orientale, dove si assisterà ad un ulteriore incremento del moto ondoso. Ancora rimangono delle incertezze sulla reale traiettoria del piccolo ciclone.
Nell’ipotesi di un passaggio più occidentale del previsto, come viene prefigurata da alcuni modelli, il “TLC”rischierebbe di interessare pure la Sicilia orientale e la bassa Calabria ionica, dove già dal pomeriggio di oggi le bande nuvolose più periferiche, in azione sul quadrante più occidentale del ciclone, potrebbero portare delle piogge e dei temporali, accompagnati da venti intensi dai quadranti settentrionali. In tal caso lo Stretto potrebbe risentire di una componente più da N-NE, mentre venerdì, allontanandosi verso la Grecia, le correnti ruoteranno più da N-NW e NW, potrebbe risentire di una ritornante umida nord-occidentale, capace di causare qualche rovescio pure sull’area dello Stretto. In tal caso la situazione dovrà essere monitorata in tempo reale solo con un servizio diretto di nowcasting.
Le preoccupazioni principali riguardano i furiosi venti orientali attesi nelle prossime ore sullo Ionio centrale, dove si potranno superare i 120-130 km/h, nell’area attorno l’occhio centrale. Lo Ionio in poche ore passerà da molto mosso ad agitato, fino a molto agitato o localmente grosso il basso Ionio a largo, per la formazione di ondate alte più di 5 metri. Una parte delle imponenti onde sollevate dai forti venti orientali attivi lungo il quadrante settentrionale del profondo ciclone, dopo essere uscite dall’area perturbata, fra domani sera venerdì si potranno dirigere verso le coste della Sicilia orientale, sotto forma di onde lunghe o molto lunghe, alte anche più di 2,5-3,0 metri, causando improvvise mareggiate fra il messinese ionico, il catanese, il siracusano e parte del litorale ragusano. Stando alle ultime emissioni dei centri di calcolo internazionali il “TLC” dovrebbe impattare fra le Isole Ionie e le coste del Peloponneso occidentale, che potrebbe fare i conti con venti di tempesta e piogge torrenziali, in grado di scaricare oltre 200-300 mmdi pioggia in poche ore, con il conseguente rischio di smottamenti e alluvioni lampo.