L'obiettivo è di riqualificarlo
L’Amministrazione comunale vuole acquisire in concessione, dall’Agenzia del Demanio, il Forte Spuria di Granatari, con l’obiettivo di riqualificarlo, con la collaborazione della VI Municipalità, della Pro Loco Capo Peloro e delle altre associazioni del territorio.
L’assessore Enzo Caruso, con delega alla Valorizzazione del Sistema Fortificato, ci è andato stamattina, accompagnato dall’arch. Sabrina Pandolfo, della Soprintendenza, per guardare la struttura e gli spazi di pertinenza. “È un sito di straordinaria bellezza, – dice – posto a cavallo tra i due mari, ricco di storia e di potenzialità paesaggistiche. Facente parte del Sistema di difesa come ‘posto semaforico’, nel Forte c’era installata una stazione telegrafica, già attiva durante il decennio inglese e poi visitata nel 1906 da Guglielmo Marconi”.
A breve l’assessore Salvatore Mondello, con l’Amministrazione comunale, attiverà un tavolo tecnico con l’Agenzia del Demanio per l’acquisizione dei forti non ancora valorizzati.
Note storiche a cura dell’assessore Caruso
Posizionato a 98 metri sul livello del mare sull’omonima collina, nei pressi del cimitero di Granatari, il Forte Spuria sorge sui resti del Forte edificato dagli Inglesi nel periodo della loro occupazione 1806-1815. Inserito nel sistema ottocentesco di difesa dello Stretto, a differenza dei Forti Umbertini, non fu armato e svolse la sua funzione come posto semaforico e di segnalamento, insieme a Capo Spartivento, per il controllo dell’imboccatura nord dello Stretto. La sua attività figura già nell’elenco dei semafori del Regno d’Italia nel 1890. Si componeva di una torre sopraelevata a due piani provvista di finestre orientate contenente al pianterreno il locale del diottrico e al piano superiore il locale “di scoperta”. Da sempre indicato sui portolani e sulle carte inglesi come “Semaforo”, nel 1903 vi si installò la prima Stazione Radiotelegrafica della Sicilia che venne visitata da Guglielmo Marconi l’8 dicembre 1906. Per la sua potenza di segnale, era in grado di comunicare con la stazione di Monte Mario a Roma. Rimase attivo fino agli anni ’70 alle dipendenze della Marina Militare.
ripristinare tutte le opere abbandonate e poi inserirle in un tour.
dai messina che ce la fai.
ti voglio bene anche se manco da 40 anni.
Anche se a passo di lumaca, qualche cosa si muove.
Speriamo che l’iniziativa abbia un seguito. Soprattutto che ci sia un valido progetto con tanto di crono programma esecutivo e non muoia abbandonata in qualche cassetto.
altra opera che farà la fine di tutte le altre.
il comune?? quale quello che sta distruggendo il palazzo dove vivono. nemmeno per loro stessi un po’ di decoro e rispetto.
chissà se messina troverà la strada della rinascita la mia fiducia è zero