I due volti di Cateno De Luca, creatore di Sicilia Vera. Un po’ dottor Jekill. Un po’ mister Hyde. Da una parte,’ “padre padrone” della politica con un rapporto diretto con i suoi sostenitori. Della serie “chi mi ama mi segua e chi mi odia sia ricambiato dai miei strali”. Dall’altra, abile amministratore e convinto “democristiano con radici nella tradizione di Sturzo”.
Un’anima divisa in due tra istinto peronista e adesione pragmatica alla complessità dei meccanismi burocratici e partitici. Sia “capo popolo”, formidabile nelle piazze e su Facebook; sia esperto dirigente politico che punta a strutturare il suo movimento. E a formare le classi dirigenti di domani, come si faceva nella vituperata Prima Repubblica, partendo dall’opposizione alla Regione e dai eletti in Parlamento.
Nel discorso di Fiumedinisi post sconfitta, che non sarà il discorso di Ventotene di Altero Spinelli ed Ernesto Rossi, per carità, De Luca ha espresso in sintesi le sue tendenze antitetiche che lo caratterizzano. Le contraddizioni di cui si nutre, tra populismo nei toni e pragmatismo nell’amministrare. Anche se poi prevale la voglia di giocare con il personaggio e lanciarsi in nuove sfide.
Così si è espresso dopo la certezza della vittoria di Schifani come presidente della Regione siciliana: “Il movimento non si chiamerà Cateno De Luca e non mi piace la parola leader. Si aderisce, ci si iscrive e si deve formare una classe politica. Voglio tornare ai meccanismi di un tempo, coinvolgendo in una lista i giovani. Voglio formare la classe dirigente del futuro, con percorsi di militanza. Iscrizioni, gruppi di liberazione, dibattiti, manifestazioni per scendere in piazza: così si faceva un tempo. La politica è studio, sudore, sacrificio”.
Qui a parlare è il De Luca che si è formato da giovanissimo nella Democrazia cristiana e conosce tradizioni e meriti dei partiti di massa. Ma poi c’è “l’altro” De Luca, quello che attacca e anima le folle o che gioca con il suo futuro, ipotizzando di candidarsi a Taormina o a Catania, anche per alimentare il dibattito attorno a sé.
Ecco un altro frammento del suo pensiero a Fiumedinisi: “Abbiamo un gruppo dirigente nuovo e un movimento di territorio. Iscrivetevi e partecipate a questi organismi politici. Chi pensa di campare di rendita con me sbaglia: chi ha avuto bravura e fortuna di essere eletto deve avere la capacità di costruire la posizione, lavorare e coinvolgere, senza avere paura degli altri. Basile e assessori non fate l’errore di adagiarvi: se non doveste sentire più la tensione, l’invito è a fare con onestà un passo indietro. Mi sento responsabile per Messina”.
Il De Luca furioso, che sembra dire “come vi ho creato vi distruggo”, convive con l’abile tessitore di trame politiche. Prendere o lasciare: il capo politico di Sicilia Vera e artefice di “Sud chiama Nord” è questo e molto altro, con contraddizioni, limiti e punti di forza. “Non si può prendere di me solo la parte che conviene”, ha messo in evidenza sempre nell’ultimo comizio. E, nel vuoto di centrodestra e centrosinistra, in termini di prospettive politiche per Messina, lui ha trovato qui un terreno fertile e ricco di successi.