MESSINA – Dal liceo “Maurolico” all’impegno nazionale contro le discariche abusive presenti sul territorio nazionale. Il generale dei carabinieri Giuseppe Vadalà, messinese, è commissario straordinario per il coordinamento delle attività di bonifica e di messa in sicurezza delle discariche. La delibera di nomina da parte del Consiglio dei ministri è del marzo 2017.
Mette in evidenza il commissario: “Delle 81 discariche affidate nel 2017 a questa missione, ad oggi 63 sono state bonificate. E, delle restanti diciotto, per sei siamo in attesa delle risposte dalla direzione generale Ambiente di Bruxelles dell’Unione Europea e per le altre dodici crediamo di terminare nel 2024/2025”.
Laureato in Scienze forestali a Reggio Calabria, Vadalà ha dedicato la sua attività professionale all’ambiente e all’uso del territorio.
Già comandante dell’Arma in Toscana, fino al 2017, da sei anni ha unito “l’esperienza del Corpo forestale al comando agrooalimentare dei carabinieri, Tutela e ambiente”, spiega il generale, che aggiunge: “Abbiamo costituito una grande unità che si occupa di repressione e prevenzione dei reati ambientali e agroalimentari sul nostro territorio. In particolare, ci occupiamo della messa in sicurezza e bonifica di 81 discariche, un tempo abusive, quasi tutte di Rsu, Rifiuti solidi urbani. Vecchie discariche degli anni Settanta, Ottanta e anche Novanta, non messe in sicurezza e rintracciate con il Dpr, decreto del presidente della Repubblica, 915 del 1982, articolo 13. In quegli anni c’era l’urgenza di reperire i siti dove scaricare questi rifiuti”.
Il commissario ricostruisce il periodo in cui “200 discariche furono colpite dalla sanzione della Corte di giustizia dell’Unione europea, nel 2014, proprio perché non erano state chiuse e messe in sicurezza. 81 furono affidate, nel 2017, a questa realtà dell’Arma dei carabinieri, quella in cui io opero come commissario. Allo stato attuale, su 81 siti 63 sono stati bonificati o messi in sicurezza”.
Aggiunge il generale: “In più c’è stata affidata, dal primo gennaio 2022, la messa in sicurezza della discarica di Malagrotta, del sito di Roma capitale. Anche questa deve essere chiusa, con il cosiddetto post mortem. Nel nostro sforzo quotidiano ci sono tre fasi essenziali: caratterizzazione, cioè capire che cosa c’è sotto e che rifiuti ci sono; la progettazione e poi i lavori. Ci vogliono due anni per raggiungere gli obiettivi di disinquinamento e noi stiamo lavorando per accelerare i tempi, velocemente ma bene”.
Tra queste 81, ce n’è una a Pizzo, provincia di Vibo Valentia, “dove sono stati scaricati illegalmente cinquantamila rifiuti sulla spiaggia. Dopo la gara, viene bonificata la zona, portando via i rifiuti e mettendola in sicurezza”. Racconta il commissario: “Agiamo per restituire i terreni alla cittadinanza e offrire la possibilità di nuovi usi. In Sicilia erano nove ma ora sono rimasti in due da bonificare: l’ex campo di calcio di Augusta sarà ricostituito perché nel suo terreno è stata riscontrata la presenza di cenere di pirite del vicino impianto di Priolo Gargallo; l’altra discarica è a Cerda, in provincia di Palermo. Nel mese di giugno si potrebbe completare l’operazione e si chiuderebbero, per la Sicilia, tutti i contenziosi con l’Unione europea”.
Ricorda il generale: “L’Italia è stata colpita da una sanzione di 200mila euro ogni sei mesi per ogni discarica. Nel 2012 abbiamo iniziato a pagare 42 milioni e 600mila euro ogni sei mesi. Poi è intervenuto il ministero dell’Ambiente e 119 siti sono stati messi in sicurezza. Ne rimasero 81 e sono quelli su cui stiamo lavorando. Oggi la sanzione è di 5 milioni ogni sei mesi. Molto più bassa ma è importante terminarla al più presto possibile. Crediamo che nel 2024, al massimo 2025, finiremo”.