Pubblichiamo un testo tratto dal libro della docente universitaria messinese Ida Fazio, Il porto franco di Messina nel lungo XVIII secolo. Commercio, fiscalità e contrabbandi, Roma, Viella 2021. L’autrice è ordinaria di Storia moderna all’Università di Palermo. In primo piano, nella ricerca, commerci, contrabbandi, conflitti e riforme che hanno movimentato la vita messinese tra la fine del Seicento e la Restaurazione, in uno spazio mediterraneo tracciato da mercantilismi in competizione.
I porti franchi, tra Sei e Settecento, erano porti dove i mercanti di ogni provenienza erano liberi di scaricare le loro mercanzie, e di ritirarle se invendute, senza pagare diritti di entrata o di uscita. Nell’età del mercantilismo essi formavano una rete di libero scambio in uno scenario marittimo mondiale in cui le nazioni combattevano tra loro vere guerre commerciali.
Messina ebbe a partire dal 1695 un porto franco, l’unico dell’impero spagnolo nel Mediterraneo. Attraverso un secolo in cui si succedettero in Sicilia quattro dinastie (Asburgo e poi Borbone di Spagna, Savoia, Asburgo d’Austria, Borbone di Napoli e Sicilia), un assedio (1718-19), una pestilenza (1743) e un terremoto (1783) il porto franco doveva servire a risollevare la città dalla decadenza seguita alla repressione della rivolta antispagnola. Ma il rapporto problematico con le capitali Palermo e Napoli, le dogane appaltate a privati, gli spazi della città (doveva essere “un recinto di magazzini” o estendersi a tutto il tessuto urbano?), le difficoltà della Compagnia di Commercio in cui aveva investito anche il viceré Laviefuille, resero discontinuo il suo successo. Una fitta rete di contrabbandi di seta e olio dalla Calabria, merci che non avevano il permesso di usufruire del porto franco, si consolidò sulla sponda dello Stretto. Le case di negozio degli Ebrei non si radicarono, malgrado la tolleranza prima religiosa e poi civile concessa loro.
Attraverso il linguaggio istituzionale ed economico di continue riforme del porto franco, fino alla unificazione doganale del nuovo Regno delle Due Sicilie, Messina si specchiava, malcontenta, nel successo, nelle cadute, nelle nuove nascite di altri porti franchi mediterranei, e ne osservava a distanza le scelte fiscali e legislative, le opzioni di politica religiosa, il successo di provvedimenti volti a favorire la costruzione di efficaci reti commerciali internazionali.
Ida Fazio, Il porto franco di Messina nel lungo XVIII secolo. Commercio, fiscalità e contrabbandi, Roma, Viella 2021.