Il Motoclub Reggio Calabria ha dato l’estremo saluto tra due ali di motociclette rombanti a Gino Romeo, indimenticato pilota motociclistico degli anni 80 , venuto a mancare improvvisamente venerdì.
Descrivere in poche righe cosa abbia rappresentato “Ginetto” Romeo per la comunità reggina, e non solo motoristica, è una impresa ardua; e non solo e non tanto per i semplici meriti sportivi, che lo hanno visto protagonista tra i circuiti di tutta Italia a difendere i colori della sua Città e del suo Motoclub in un settore estremamente competitivo come la velocità su pista; quanto per le sua caratteristiche personali, sicuramente fuori dal comune. Lo hanno portato, infatti, a distinguersi in tutte le attività che portava avanti, purché “rischiose e pericolose”, come era nel suo spirito guascone e carismatico, ma sempre gentile, ironico e rispettoso.
Gino Romeo rappresenta uno dei figli della nostra terra cui la natura ha dato in dote un talento naturale; nel suo caso per portare avanti sfide sportive in competizione con altri o semplicemente con se stesso, come le corse in moto nelle sfide stradali degli anni 70 del boom motociclistico. Lui, ventenne con i primi bolidi giapponesi. “Re” indiscusso delle strade reggine, per poi convogliare questa sua attitudine nell’affrontare e superare rischi cercando sempre nuovi limiti. Nelle gare in circuito, soprattutto, dove ha dimostrato tutto il suo talento innato, pur essendo approdato tardi alle gare
“ufficiali”, a trenta anni, quando in genere a quell’età si smette.
Come se non bastassero le gare in moto, ecco tra le altre sue passioni il deltaplano, lo sci acquatico, sempre un passo davanti gli altri. Come quando nel 1981 è stato uno dei primi in Italia ad entrare in possesso di una moto d’acqua, un Kawasaki Jet Ski 440 appena importato dal Giappone, tanto da “costringere” una testata nazionale come Motosprint a venire fino in Calabria, a Scilla, per battere la concorrenza con un test su quel “missile” del mare, guidato, guarda caso, da Gino Romeo.
Un bel servizio a colori pubblicato nella “bibbia” del motociclismo, conservato tra i mille ricordi che Gino ha lasciato nei suoi amici motociclisti e al suo motoclub. Luogo che non ha mai smesso di frequentare assiduamente, fino all’ultimo, amici che sono venuti tutti a salutarlo a S.Giorgio al Corso, abbracciando idealmente la moglie Giusy e i figli Gianluca, Clelia e Valentina. Il parroco che ha officiato la Messa, a un certo punto ha detto che “lassù avrai una marcia in più”. Sicuramente sarà così, come è stato sempre nella sua vita, 70 anni di “vita spericolata” ma sempre con un tratto gentile e generoso verso tutti. Chapeaux, Gino.