Ieri a Palazzo Madama la presentazione dell'intesa sottoscritta praticamente da tutti i partiti, gran cerimoniere il senatore villese Marco Siclari
Ieri pomeriggio, alla Sala “Caduti di Nassiriya” di Palazzo Madama, è stato esplicitato per via telematica il “Patto del Ponte” fortemente voluto in particolare dal senatore villese di Forza Italia Marco Siclari.
No alle penali, sì all’infrastruttura
Proprio Siclari, aprendo i lavori, ha evidenziato come non si possa neanche pensare, a suo avviso a «un “no” politico a un’opera che serve, un “no” che già ci è costato 400 milioni di euro e che, vincesse la causa Impregilo, ce ne costerà a breve altri 700». Il giovane senatore ha sottolineato poi che venerdì scorso è stato presentato il “Patto del Ponte”, «un Ponte virtuale che oggi unisce la città meridionale che vuole ospitare la maxi-infrastruttura e la Capitale». E questo, ha chiosato Siclari, per «affermare il diritto di scegliere se rimanere: 2 milioni di giovani sono emigrati negli ultimi 20 anni… basta!, non ce la facciamo più. Non si vive solo di mare e di sole: abbiamo bisogno d’ottimizzare i nostri territori». Accento critico, poi, sull’idea di spostarsi sul progetto di un Ponte a tre campate, «che vuol dire solo buttare un miliardo e 100 milioni di euro».
Peraltro, le navi portacontainer «arrivano dappertutto, ma poi si fermano a Genova o a Trieste – ha osservato il senatore Siclari –, pur essendo noi nel cuore del Mediterraneo: c’è qualcosa che non va: è l’assenza di quel Ponte necessario per potenziare i porti e l’Alta velocità».
«Ne va del futuro dell’Europa»
Il collega piddino Pietro Navarra ha fatto presente che il “Patto”, sottoscritto vuol rendere merito alla commissione d’esperti che, su mandato del ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli, «ha effettuato un’analisi comparativa tra le diverse possibilità di collegamento stabile tra le due sponde di Calabria e Sicilia, individuando nel Ponte la migliore dal punto di vista ingegneristico ed economico».
L’intesa «vuole anche far proprio le affermazioni del Governo, e in particolare dei ministri Giovannini e Carfagna, che hanno affermato la volontà di realizzare la maxi-opera e, vista l’impossibilità di realizzarla entro il 2026 e dunque d’inserirla in Pnrr, di finanziarla con risorse nazionali. Perché non c’è in ballo solo il futuro di Calabria e Sicilia, com’è abbastanza ovvio – ha affermato Navarra –: dal Ponte può dipendere il futuro dell’Europa stessa».
Edoardo vuol giocare in “A”
«Le nostre splendide aziende realizzano opere importanti fuori dal nostro Paese, ma non in Italia: io credo – così il deputato leghista Edoardo Rixi, già viceministro a Infrastrutture e Trasporti – che un’infrastruttura di questo tipo rilancerebbe simultaneamente il Mezzogiorno, il sistema delle imprese italiane, i grandi investimenti infrastrutturali, migliorando la situazione logistica e offrendo competitività al nostro Paese su scala europea».
A seguire, l’impegno della Lega a portare una risoluzione nelle Commissioni parlamentari competenti, specie dopo l’esclusione del tunnel come strumento per il collegamento stabile tra le due sponde dello Stretto. L’idea di realizzare la maxi-infrastruttura entro il 2026? «Sarebbe stata una bella sfida per l’Italia. Ma questo è un Paese a cui non piace giocare in serie “A”… invece io credo che dovremmo giocare in serie “A”, e credo che questa realizzazione sarebbe più che positiva per la Calabria e per la Sicilia, ma anche per l’Italia intera».
La senatrice catanese Tiziana Drago ha ricordato come il suo partito Fdi sia stato sempre favorevole al Ponte; e anche che nel Bosforo «è stato già realizzato un ponte a campata unica da 2.200 metri». A seguire, il suo monito politico: «Non mancano forze prima contrarie al Ponte che sembrano essere favorevoli: ma se un sì è in realtà un “no” velato…».
Il senatore lametino (ed ex commissario calabrese della Lega) Domenico Furgiuele ha evidenziato che le risultanze della task force edscludono in via definitiva la soluzione del ponte a tre campate, rispetto al quale peraltro non c’è un progetto. Mentre «il corridoio scandinavo-mediterraneo non ha senso, se l’Alta velocità ferroviaria non arriva in Sicilia, considerato oltretutto che entro il 2030 almeno il 30% delle merci dovrebbe camminare su rotaia».
Sì, la Sicilia è un’isola: ci costa 6 miliardi e mezzo l’anno
Per Forza Italia ha poi preso la parola la senatrice Gabriella Giammanco, convinta che sia sballata la conclusione tratta nelle 158 pagine della relazione della Commissione d’esperti, che «in sostanza ci dice: scusate, abbiamo scherzato, rinviando tutti a un dibattito pubblico di durata indeterminata… M’è sembrata quasi una soluzione per non decidere e rinviare nuovamente sine die la realizzabilità di questa maxiopera».
Il vicepresidente della Regione Sicilia Gaetano Armao, dal canto suo, ha ribadito a più riprese che «il Ponte è un’opera di respiro europeo». Ma ha stigmatizzato, soprattutto, «l’isolamento della Sicilia che, per distanza dalla terraferma e numero d’abitanti, è l’isola più “isolata” del pianeta». Citato anche lo studio di cui s’è munita la Regione, che sarà pubblicato sabato: 6 miliardi e mezzo di euro l’anno il costo dell’insularità della Sicilia: «Aggiungendovi il costo della marginalità della Calabria, si capirà facilmente che con questi soldi si potrebbe costruire un Ponte l’anno», ha chiosato Armao.
Per cui, «le Regioni non daranno l’intesa al decreto per approvare il Fondo complementare se non contemplerà il Ponte sullo Stretto». E Armao ha rivendicato a gran voce il finanziamento del Ponte attraverso il suo slogan “Ora o mai più”, «credo che dobbiamo condividere tutti la questa sensazione».
“Ora o mai più” anche per Siclari e Spirlì
Proprio questa tematica, l’ “ora o mai più” tante volte scandito nelle ultime settimane in particolare dai parlamentari siciliani, è stata ripresa con convinzione dapprima dal promotore-moderatore Siclari, poi dal Governatore calabrese facente funzioni Nino Spirlì: «Peraltro, io dico solo “ora”. Non aggiungiamo quell’altra opzione: sarebbe la più grande vergogna per l’Europa e una delle più grandi sconfitte per l’Italia, in quanto bisogna deprovincializzare il progetto-Ponte». In particolare, ad avviso di Spirlì, «l’Europa non ha urgenza di campanilismi, ma di progetti identitari». E a suo avviso non c’è bisogno di maestosità: c’è bisogno di linearità, nel progetto del Ponte, non per guardarlo o per indulgere al suo attraversamento “romantico”: «La verità è che il Ponte va attraversato come un’infrastruttura. In questo senso, deve addirittura passare inosservato».
Non manca una frase a effetto: «Sarebbe interessante un referendum fra tutti i cittadini al riguardo».
si al ponte
MAI PIU’!!!
Il progetto del ponte è quanto di più demagogico (e insensato) sia stato usato per campare di rendita (è proprio il caso di dirlo).