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Il Pd. Russo: “Non mi manda Leanza e ho perso per tre voti”

MESSINA – Alessandro Russo, lei ha perso la carica di segretario provinciale del Partito democratico di Messina per 34 voti di distanza rispetto ad Armando Hyerace. E in città prevale per una cinquantina di voti (222 contro 179). In totale, 49 delegati per lei all’assemblea e 51 per il neo segretario. Che lettura dà di quest’esito?

“Il congresso del Pd ha sancito la presenza di due importanti aree, con una maggioranza e una minoranza congressuali. Emergono due anime importanti, peraltro strutturate nel Partito democratico. Il nostro è un successo. Non certamente una sconfitta. Noi abbiamo preparato una candidatura in poco più di 25 giorni, mettendo in rete tantissime anime. Ci tengo a sottolinearlo. E, con tre voti in più in città, avrei avuto il cinquantesimo delegato e si andava al ballottaggio in assemblea provinciale. Quindi, in realtà ho perso per tre voti. Ci aspettiamo dunque che chi ha vinto utilizzi parole d’equilibrio. Armando Hyerace lo fa. Altri no. Il neo segretario faccia abbassare i toni a chi, tra i suoi alleati, ha difficoltà a riconoscere il risultato. Possiamo accettare tutto ma non l’essere incasellati nella sfera di qualcuno, Leanza, per alimentare una lettura faziosa e politica”.

In effetti, alcuni dei dirigenti pro Hyerace dicono proprio che lei è emanazione del deputato regionale Calogero Leanza, che l’ha sostenuta. Ha affermato Domenico Siracusano: “Attraverso la sua struttura capillare, specie dei quartieri suburbani, Leanza ha consentito il recupero di Russo”…

“Io sono stato sostenuto dal nostro parlamentare regionale e lo ringrazio per questo. Ma non posso essere considerato una sua emanazione. Ho la mia storia politica. E ho avuto l’appoggio, per la candidatura, di un mondo variegato e trasversale del Pd. La mia candidatura nasce dall’area giovanile del Partito democratico di Messina e da qualche settore della provincia. Deriva da tanti compagni che sono nel Pd da prima di Leanza e ha visto il concorso importante dell’area Cuperlo a livello regionale”.

Area dalla quale si è dissociata Lucia Tarro Celi, che ha sostenuto invece Hyerace…

“Sì ma l’area che aveva alle primarie come riferimento Gianni Cuperlo ha aderito, in ambito regionale, alla mia candidatura sin dal primo momento. L’ha sostenuta proprio perché nasceva come una proposta che superasse le correnti. La mia è stata una candidatura espressione di differenti sensibilità e di una pluralità di posizioni interne al partito. Dentro abbiamo importanti pezzi del mondo giovanile che ha votato in gran parte per me. E così molti pezzi dell’area Cuperlo ma non solo. Ho ricevuto un sostegno trasversale: da componenti del partito che si sono spesi per Stefano Bonaccini a esponenti politici che hanno sostenuto la segretaria Elly Schlein. Questo risultato non può che essere il frutto di uno sforzo collettivo”.

In ogni caso, l’etichetta di “candidato di Leanza” non la digerisce…

“Smentisco categoricamente ma sorrido al tempo stesso. Chi sostiene (e qui ritorna la polemica con Siracusano, n.d.r.) che senza Leanza non avrei potuto ottenere questo risultato, soprattutto in città ma anche altrove, dimostra di non conoscere le dinamiche del partito. E pretende di dare una lettura politica di parte, a favore della propria area. Chi è andato ai seggi si è reso conto che sì Leanza ha inciso. Ma hanno inciso molto di più il mondo politico che sta a sinistra e che, ribadisco, ha come riferimento Cuperlo, i giovani democratici e i gruppi universitari. Penso all’associazione Messina in progresso. Oltre la metà del tesseramento di Messina ha votato per me. Capisco che, nella fase congressuale, c’è chi gioca sulla conflittualità ma bisogna almeno conoscere i numeri. Leanza mi ha sostenuto a candidatura già lanciata e io sono l’espressione di un gruppo plurale, trasversale. Se non fosse stato così, non avremmo ottenuto questi voti. Questo mondo presenta in città numeri molto più alti di tesserati anche rispetto a Leanza. E soprattutto ha una riconoscibilità sul territorio che sfugge a chi fa analisi parziali”.

Adesso che succede?

“Il segretario provinciale eletto, Armando Hyerace, farà la sua proposta per l’assemblea del Pd. Appare evidente che la presidenza dell’assemblea (rivendicata da Domenico Siracusano, n.d.r.) deve essere espressione di un congresso equilibrato. C’è qualcuno che si atteggia e mi dispiace…. Al contrario, con Armando Hyerace e i suoi amici più stretti, abbiamo condiviso la necessità di un percorso che rispetti le due posizioni. Bisogna tenere conto della spaccatura interna al Pd. A noi interessa ripartire, in questa fase, in maniera equilibrata. Non accentuando la spaccatura”.

Ma queste due anime nel Pd in che cosa sono differenti?

“Durante il congresso, con Armando Hyerace, abbiamo condiviso tanti momenti nei circoli. Ed è emersa la necessità di una ripartenza. Noi pensiamo che il Pd debba ripartire davvero dai circoli. Davvero dalla nuova militanza. Davvero da chi, negli anni, si è impegnato sul territorio, nell’attività politica e nelle amministrazioni. In questi anni, questi soggetti non sono stati fatti diventare classe dirigente del Partito democratico. Chi si è rotto la schiena per dare rappresentatività a questo partito non ha mai avuto voce in capitolo. Chi faceva davvero politica nei circoli ha dovuto subire i diktat di Messina, che rispondeva a equilibri di congresso nazionale e regionale. Tutto fuorché politica. Allora io penso che il Pd debba tornare a sporcarsi le mani veramente nella realtà”.

E come lo si fa?

“Coinvolgendo i dirigenti e i militanti che sono da anni sul territorio e ne conoscono le difficoltà. Se l’idea è di tornare a fare un partito in cui ci si divide le cariche in base alle varie aree, e all’appoggio che si è dato in precedenza, non si va da nessuna parte. Questo modus operandi va buttato nella spazzatura. Comprendiamo le esigenze degli equilibri congressuali ma a noi stanno più a cuore le ragioni della produzione di attività politica. E questa si realizza con i migliori. Dobbiamo mettere in campo i migliori, qualunque sia l’area d’appartenenza”.

I migliori dovrebbero quindi avere i ruoli di responsabilità, secondo lei? Sembra scontato ma non sempre è così nei partiti…

“Parliamoci chiaro: il Pd di Messina è politicamente defunto. Potevamo portare il 2 novembre il crisantemo al partito. Dopodiché, se noi pensiamo di continuare sulla stessa strada del passato, allora il Partito democratico sarà morto anche per i prossimi anni”.

Che fare, dunque?

“Armando Hyerace deve fare la sua segreteria. La responsabilità è sua. Noi non vogliamo entrare in segreteria. Daremo il nostro contributo negli organismi dirigenti di questo partito, nelle assemblee e nelle direzioni. Siamo disponibili al dialogo ma è giusto che ci sia una maggioranza e una minoranza congressuali. Sta al segretario capire come tradurre politicamente questo equilibrio. Io spero, per il Partito democratico, che Armando riesca a valorizzare chi si spende per il territorio. Meglio una testa calda, anche scomoda, non in linea con i diktat di Messina, ma che sappia fare politica. Anche un avversario cattivo e dialetticamente efficace, ma che esprime politica per il Pd, è preferibile a uno yes man calato all’ultimo momento perché devi accontentare il singolo sostenitore o una determinata corrente. Questa è la morte, con i sostenitori esterni e le correnti interne che pretendono determinate percentuali, del Pd”.

Chi sono questi sostenitori esterni?

“Penso al segretario regionale Barbagallo e al deputato Provenzano, ad esempio, se ci sono stati”.

Lei ha referenti nazionali e regionali, a parte il sostegno di Leanza?

“Ho me stesso. Sono orgoglioso di non aver sostenuto nessuna delle due candidature nazionali, Schlein e Bonaccini. Il mio gruppo ha avuto libertà di coscienza e ci siamo equamente divisi”.

E questo perché?

“Perché già allora io prevedevo che la battaglia congressuale per la città di Messina si sarebbe giocata non sulla suddivisione dei congressi nazionali ma su dinamiche territoriali. E meno male che ho fatto questo ragionamento. Avevo ragione. Se oggi avessimo fatto un segretario provinciale dell’area Schlein, avremmo avuto un segretario bravo ma di parte. Se, invece, come è avvenuto, teniamo scorporati i due piani, ci rendiamo conto che Messina ha problemi che non hanno nulla a che fare con il nazionale. E devono essere risolti con i migliori sul campo. Per la mia candidatura, ho scelto i migliori e non ho guardato se fossero di area Leanza, Cuperlo, giovanile o Schlein. E così è stato. Poi devo fare un’ultima precisazione”.

Quale?

Felice Calabrò, capogruppo del Pd in Consiglio, non ha votato al Congresso (Siracusano lo aveva inserito tra i sostenitori di Russo, n.d.r.). Sta facendo legittimamente dei ricorsi. Da semplice militante, credo che siano dei nodi che vanno sciolti. E che mi preoccupano. Se la regola generale è che non si può fare l’iscrizione cartacea al Pd, bisogna spiegare perché Messina ha optato per lo stesso cartaceo in molti circoli. Se ci sono dei giovani democratici che affermano di non voler fare attività di partito, ma solo nella giovanile, ci devono spiegare perché questi nomi vengono inseriti nell’elettorato del Pd. Anche se il mio avversario e il suo entourage sostengono che siano delle sciocchezze, dei pretesti per bloccare il congresso, io rispondo che non è così”.

Chi svolgerà queste verifiche?

“La commissione regionale di garanzia. Calabrò sostiene diversi ricorsi su differenti aspetti. Non mi esprimo ma ritengo non condivisibile che venga chiesto, da parte di chi ha vinto, a chi legittimamente pensa che ci siano problemi nel rispetto delle regole di fare passi indietro. Una commissione nazionale ha rilevato che c’era un vulnus e ha rinviato all’organismo regionale, il quale non si è pronunciato e ha fatto celebrare il congresso. Ma il tema resta e non possiamo buttare la croce a Calabrò che ha chiesto quali sono le regole da applicare per il tesseramento. Ed è importante per chiarirci anche in futuro. Né si può fare l’iscrizione in un modo o in un altro in base alla convenienza. A me sembra politicamente grave buttarla in caciara e dire che si tratta di una sciocchezza”.

Perché?

“L’interesse ad avere regole chiare dovrebbe essere di tutti. In passato abbiamo chiesto l’elenco dei tesserati effettivi. Sono stati fatti numerosi abbonamenti cartacei. Dobbiamo capire sulla base di quale eccezione. La tessera era solo online, con qualche eccezione legata a casi particolari. Dagli anziani a circoli che non hanno la connessione Internet. Va fatta una verifica sui numeri. E, cosa ancora più grave è aver consentito ai Giovani democratici di essere inseriti in una lista elettorale. Loro che, per scelta, non volevano votare. Tutti capiranno che, in un congresso che si è deciso per tre voti in città e 34 complessivi in provincia, avere calato cento giovani democratici che non volevano votare cambia le cose. Faccio una domanda a Hyerace e Siracusano”.

Che domanda?

“È interesse di Russo e Calabrò stabilire chi poteva votare, oppure è un interesse a tutela del voto finale di un congresso? E della democraticità complessiva? Sapere sulla base di quale regole stiamo votando è fondamentale. Altro che pretesti. Io ho la percezione che la commissione regionale rigetterà i ricorsi ma il tema delle regole resta”.