Nelle 75 pagine di linee guida del governo per il Recovery Fund il Ponte sullo Stretto non c’è, così come non c’è il dettaglio di altre opera. Si tratta per l’appunto di linee guida, sebbene, da quanto sembra emergere tra i 557 progetti candidati alla presentazione non figuri nè il Ponte nè il tunnel. Ma che non vi sia alcuna intenzione da parte del governo, Pd compreso, di utilizzare i fondi del Recovery per il Ponte sullo Stretto risulta comunque dal documento principale.
Per quanto riguarda le infrastrutture infatti si legge che il Governo intende puntare “ in primo luogo, sulla rete ferroviaria AV-AC ad alta velocità di rete per passeggeri e il commpletamento dei corridoi TEN-T. Altri interventi riguarderanno la rete stradale e autostradale con un’ attenzione particolare per ponti e viadotti. Saranno. inoltre. introdotte arche in questo settore le tecnologie informatiche con la formazione degli Smart District. lnfine, alcuni interventi saranno finalizzati alla promozione dell’intermodalità logistica integrata per le merci. di una mobilità a supporto del turismo lento e sostenibile, con specifico riferimento alle ferrovie turistiche”. Stando alle linee guida quindi, la priorità è rappresentata dall’alta velocità. Non c’è il Ponte ma c’è un miliardo per la linea ferroviaria Torino-Lione e 4 miliardi per la linea ferroviaria Palermo-Messina-Catania.
Dove appare più evidente l’assenza del Ponte è nella parte relativa ai criteri di valutazione dei progetti che dovranno essere trasmessi all’Europa. La condizione primaria affinché i progetti presentati siano ammissibili è che essi facciano parte di un pacchetto coerente di investimenti e riforme ad essi correlate ed allineati con le Raccomandazioni specifiche indirizzate all’Italia dal Consiglio Europeo. I progetti dovranno contribuire alla correzione degli squilibri macroeconomici., dovranno inoltre riguardare la creazione di beni pubblici (infrastrutture, educazione e formazione, ricerca e innovazione, salute, ambiente, coesione sociale e territoriale) ed avere rapida attuabilità/cantierabilità del Progetto.
Dovranno essere progetti con effetti positivi rapidi su numerosi beneficiari, finora scartati per mancanza di fondi ed essere progetti che per l’implementazione e il finanziamento prevedono forme di partenariato pubblico-privato. Ovvero progetti che prevedano capitali privati per la loro realizzazione. Inoltre è previsto un Patto occupazionale, oppure stima affidabile del beneficio occupazionale. Valutati positivamente anche I progetti che comportano basso consumo di suolo e favoriscono l’utilizzo efficiente e sostenibile di risorse naturali.
Saranno invece valutati negativamente i progetti finanziabili integralmente tramite altri fondi, le Infrastrutture che non hanno un livello di preparazione sufficiente. E ancora no ai Progetti “storici” che hanno noti problemi di attuazione difficile soluzione nel medio termine. pur avendo già avuto disponibilità di fondi (questa calza a pennello per il Ponte). No a Progetti o misure che non hanno impatti duraturi su PIL e occupazione e a progetti che non presentano stime attendibili sull’impatto econormco atteso .
Insomma la strada per i sì al Ponte è tutta in salita, mentre, al di là delle posizioni espresse in modo altalenante, per non dire bizzarro (vedi le piste ciclabili della ministra De Micheli) dal Pd in questi ultimi mesi, è evidente che si sono poste le premesse per dire “vorrei ma non posso”.