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Il Ponte sullo Stretto tra lavoro e imprenditoria: in Consiglio il ruolo delle imprese messinesi

MESSINA – Ponte e opportunità commerciali e imprenditoriali. Di fatto è stato questo il tema affrontato nella nuova seduta della commissione Ponte, a poche ore dal rinvio dell’approvazione del progetto esecutivo a fine anno. Il presidente Pippo Trischitta e il consiglio comunale hanno ospitato Alberto Palella per Confesercenti, Benny Bonaffini per Fiepet, Carmelo Picciotto per Confcommercio e Giuseppe Fotia per Fimaa Messina.

Palella: “Dubbi sui tempi. Serve un consorzio tra imprese”

Il primo a parlare è stato Palella: “Ho dubbi sui tempi di realizzazione. Se tutto è giusto ok, ma se dovesse diventare un’incompiuta tipo il viadotto Ritiro sarebbe impossibile per la città uscirne. Messina sarà toccata in maniera pesante dai lavori. Sopportare per qualche anno può avere un senso, ma se diventasse un’incompiuta sarebbe terribile l’effetto sul territorio. I tempi realistici di realizzazione sono essenziali. Oggi però siamo qui per rappresentare il commercio, che può avere un grande input da questa iniziativa e non a caso oggi siamo qui perché ci sono grossi interessi di ricaduta nel territorio. Ma ci sono cose da mettere a fuoco in maniera chiara. La società che andrà a costruire il Ponte è una grossissima società e tenderà ad avere interlocutore unici. Facciamo un esempio: i pasti. Se ne dovranno fare 10mila al giorno. Non vorranno 100 fornitori ma un unico fornitore, concorrenziale col prezzo. Sul tessuto economico nostro non abbiamo un fornitore che può dare questa risposta di pasti, sempre per restare su quest’esempio. La nostra bravura deve essere il creare situazioni di consorzio tra imprese per partecipare insieme, dando una risposta concreta a questa società. Sennò perderemo molti pezzi e non avremo quel ritorno economico che ci aspettiamo o lo avremo solo in parte. La stessa cosa vale per la fornitura di tanti servizi, dobbiamo creare questi presupposti in tutti i settori”.

Picciotto: “Il Ponte è il futuro”

Poi è intervenuto Picciotto: “Quando si parla di Ponte si parla di futuro. Per i nostri figli, nipoti e pronipoti abbiamo una sola scelta: tifare per il ponte. Perché finora tra i sì e i no è stata bloccata l’economia della città, con un sacco di terreni bloccati, ad esempio. Andando al concreto, l’auspicio è che il contratto di servizio preveda che il 51 per cento venga investito in città. Ma noi abbiamo una forza importante, l’unità. Il nostro auspicio è di un coordinamento unitario in cui grandi e piccoli, insieme, facciano grandi anche i piccoli imprenditori. Il territorio sarà messo sotto stress, capisco la sofferenza e capisco pure i possibili ritardi, ma penso anche ai vantaggi, con i giovani che dovranno tornare qua anziché andare via. Sarà una vittoria per noi e per i nostri figli e nipoti. Se il ponte si farà, ci sarà possibilità di futuro perché la ricchezza che ne varrà è talmente enorme che diventeremo protagonisti non solo della Sicilia ma di tutto il Meridione”.

Bonaffini: “Non c’è la sensazione di poter giocare un ruolo”

E così ha parlato Bonaffini: «Sul Ponte non mi esprimo favorevolmente o contrario. La sensazione è che ci sarà quasi uno tsunami che colpirà la città per diversi anni e ovviamente mi preoccupa. Io lavoro per delle aziende di livello non solo regionale, ma come Confsercenti rappresento anche piccole e medie imprese. Il ponte rappresenta un grande investimento sul territorio e stiamo cercando di capire se qualcosa può veramente rimanere su questo territorio. Quello che abbiamo compreso è che una volta approvato il progetto definitivo la gestione sarà in mano a Eurolink, che cercherà il miglior equilibrio tra costi e benefici di quanto commissionato. Allo stato attuale non abbiamo la sensazione che il territorio a livello di piccole e medie imprese possa veramente giocare un ruolo. Ma l’occasione da sfruttare è proprio questa, partendo dal consiglio comunale e passando per l’amministrazione comunale. Se vogliamo cambiare l’inerzia di questo territorio questa è l’occasione. Messina soffre la mancanza di imprese economicamente forte, vive sulla capacità di produrre lavoro degli enti pubblici”.

Il campo immobiliare, Fotia: “Questione delicata”

Fotia, infine, focalizzandosi sulla questione immobiliare ha spiegato: “Siamo stati esclusi da qualsiasi tipo di ragionamento ma quando si parla di immobili ci si scorda della cosa più importante, cioè che dietro ci stanno le persone. La prima considerazione è che sono stati inviati a tutti i futuri espropriati delle lettere, creando in città quello che tutti avete visto. Questa divulgazione dei nomi e delle particelle a mio modo di vedere è stata inopportuna perché può creare discriminazione in un mercato, quello immobiliare, già particolare. E aggiungo che una casa per una persona rappresenta un vissuto, ha generato emozioni, che nel mercato tradizionale non conta. Ma, se a queste persone stiamo dicendo che se ne devono andare, certo che questo entra in gioco e bisogna essere quantificato. Non vogliamo sostituirci a nessuno, agli ingegneri o ai tecnici, ma c’è un dato di fatto: ci saranno 250 espropri da fare, ma non si sa come verranno fatti, con che valori di mercato, con che parametri. Dobbiamo accompagnare queste persone oggetto di esproprio in ogni fase, come il passaggio delle utenze, l’individuazione del nuovo immobile, il trasloco”. E proprio su questo tema si tornerà, quello immobiliare e degli espropri, a parlare nelle prossime sedute.