Dai porti sommersi dei Campi Flegrei (Campania) al progetto di musealizzazione della nave di Albenga (Liguria); dal sistema portuale antico di Bari (Puglia) alla carta dei relitti del Mare di Venezia (Veneto); e poi l’approdo fluviale di Pisa (Toscana); la didattica “subacquea” nel lago di Bolsena (Lazio); la divulgazione con le tecnologie digitali e il progetto MUSAS (Museo di Archeologia Subacquea) condiviso da Campania, Puglia e Calabria; il relitto di Spargi in Sardegna e le rotte del commercio arcaico.
Ancora, in Sicilia con una radiografia del patrimonio e del paesaggio costiero sommerso. Dalla Baia di Naxos (relitto delle colonne) alle Egadi (con il recupero dei rostri della storica battaglia); passando per il porto antico di Eraclea Minoa (approdo di Minosse), il relitto della Chiesa bizantina sommersa a Marzamemi e quelli di Isola delle Femmine, Mazara del Vallo. Infine l’innovazione tecnologica, alleata delle ricerche in altofondale, con il supporto di macchine (navi oceanografiche e batiscafi) e sistemi remoti.
Il presente e il futuro dell’archeologia subacquea in Italia sono stati al centro delle circa settanta relazioni che hanno animato il VI Convegno di Archeologia Subacquea e Rassegna Internazionale di Giardini Naxos. L’evento si è svolto nei giorni scorsi a Taormina. A organizzarlo la Soprintendenza del Mare, guidata da Valeria Li Vigni, e il Parco Archeologico Naxos Taormina, diretto da Gabriella Tigano. I lavori sono stati ospitati dal centro polifunzionale di Palazzo Ciampoli.
Il convegno ha visto la partecipazione dei massimi studiosi italiani del settore giunti a Taormina dalle università e soprintendenze di tutta Italia (presenti anche con una trentina di poster), da Spagna, Germania, da Malta e da istituti di ricerca come il CNR, l’Istituto Superiore di Conservazione e Restauro (ISCR del Mibac) e l’INGV. L’approccio interdisciplinare alla conoscenza dei reperti del passato era stato avviato dall’archeologo e fondatore in Sicilia della Soprintendenza del mare, Sebastiano Tusa. A Sebastiano Tusa, infatti, era idealmente dedicato il convegno.
A coordinare i lavori, anche nel ruolo di direttore del Comitato Scientifico, era Luigi Fozzati, antropologo del mare e delle acque, docente dalla Ca’ Foscari di Venezia e decano degli archeologi subacquei in Italia. Fozzati ha avviato con i colleghi il forum permanente sul patrimonio culturale subacqueo, tema del convegno e della relativa “Carta di Taormina” dedicata alla sua valorizzazione. Documento, questo, successivo alla Carta di Udine, elaborato durante l’edizione 2016 per disciplinare in Italia le attività e le finalità del settore.
In chiusura, la commossa “lettera omaggio” alla memoria di Sebastiano Tusa inviata da David Blackman dell’Università di Oxford. Archeologo britannico specializzato in storia marittima antica, Blackman si dice “immerso nella battaglia politica in Gran Bretagna per prevenire il disastro della Brexit”.
Prossima tappa, nel 2022, la Sardegna: è l’annuncio di Pier Giorgio Spanu (Università di Sassari), per l’edizione numero sette a Oristano.
Tre le mostre abbinate al convegno; saranno visitabili a Palazzo Ciampoli, fino al 1° dicembre nei giorni venerdì, sabato e domenica, dalle 9 alle 18, con ingresso gratuito.
Le mostre sono: