I manuali di sceneggiatura insegnano che se si scrive un soggetto pensando solo al messaggio molto probabilmente ne verrà fuori un sermone; al contrario, una buona storia, raccontata davvero bene, colpirà tanto gli spettatori da farli riflettere a lungo sull’argomento trattato. Così Il principe delle maree(titolo originale The princes of Tides), film del 1991 con la regia di Barbra Streisand, tratto dall’omonimo romanzo di Pat Conroy, attraverso un racconto pieno di suspense e conflitti ha convinto moltissimi spettatori che affrontare un percorso di analisi non è qualcosa di cui vergognarsi.
All’inizio del film, Tom Wingo (Nick Nolte) ci viene subito mostrato con tutti i suoi problemi: nonostante si mostri allegro con le figlie, l’uomo è in crisi con la moglie, odia la propria madre e inoltre ha perso il lavoro di allenatore di football liceale e insegnante di lettere. Quando la sorella Savannah tenta il suicidio – non è la prima volta – Tom lascia subito la sua amata Carolina del Sud per raggiungere New York, città che detesta.
Savannah è fuori pericolo dal punto di vista fisico, ma la psichiatra che la segue da qualche mese, la dottoressa Lowenstein (Barbra Streisand), per aiutarla ha bisogno di scoprire molte cose del suo passato. Purtroppo, spiega a Tom la dottoressa Lowenstein, Savannah ha cancellato del tutto intere porzioni della sua vita. La psichiatra chiede quindi a Tom di essere la memoria della sorella, sistemando i dettagli mancanti.
Tom ha a sua volta un pessimo rapporto con il passato, ha trascorso la vita sforzandosi di dimenticare proprio i dettagli a cui si riferisce la dottoressa Lowenstein, per sua stessa ammissione non crede alle stronzate freudiane, e mai avrebbe pensato di raccontare i fatti propri a una ricca psichiatra ebrea di New York. Più forte di tutto il resto, però, è l’amore che l’uomo prova per la sorella, e quindi accetta la richiesta sottoponendosi a una sorta di analisi indiretta.
Non sarà un percorso facile e, come si può intuire, Tom si aprirà poco alla volta, eppure allo spettatore bastano già i primi ricordi per capire quanto sia stata difficile l’infanzia di Tom, Savannah e Luke, il terzo fratello morto in modo violento due anni prima del presente in cui è ambientato il film.
Il principe delle maree regala forti sorprese, e pur conoscendo da subito il contesto della famiglia Wingo – un padre violento e una madre casalinga insoddisfatta desiderosa di elevarsi in qualsiasi modo – lo spettatore resterà di sasso quando, nella scena col maggiore impatto emotivo della pellicola, Tom racconterà finalmente il momento più drammatico vissuto dai tre fratelli.
Se non possiamo affermare che oggi siano del tutto scomparsi i pregiudizi relativi a certe problematiche, sicuramente la situazione è molto migliorata rispetto al 1991, e in questo anche il cinema ha i suoi meriti, grazie a film sull’importanza dell’analisi, e più in generale della comunicazione, proprio come Il principe delle maree, che nel suo anno di uscita rimase per diverse settimane nella top ten delle pellicole più viste.
Lo stesso Tom Wingo capirà l’inadeguatezza della “vecchia maniera del Sud” tanto amata da sua madre – Quando le cose sono troppo dolorose o le evitiamo o ci ridiamo su – e ammetterà che le sedute con la dottoressa Lowenstein, anche se lo fanno arrabbiare molto, lo portano anche a riflettere a lungo, cosa di cui non può negare i benefici.
La scena cult: abbiamo già accennato, ovviamente senza svelarne troppo, del momento in cui Tom svela il momento più drammatico della sua vita – e di quella della sorella. Di un certo spessore anche la cena durante la quale Tom si trova ad affrontare l’ostilità del marito della dottoressa Lowenstein, cavandosela egregiamente.
I rapporti: il personaggio di Tom Wingo brilla non solo grazie alla carismatica interpretazione di Nick Nolte, ma anche perché è un personaggio sviluppato attraverso numerosi rapporti; oltre a quello con la dottoressa Lowenstein, sono ben costruiti anche quello con la madre, con la moglie e con il figlio della stessa psichiatra.
La citazione: È il mistero della vita che ora mi sostiene e guardo verso il Nord e vorrei tanto che ci fossero due vite concesse a tutti gli uomini e tutte le donnee (Tom Wingo).
Perché vederlo: per trovare il coraggio di raccontare ad alta voce qualcosa che teniamo dentro da sempre.
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