“Il progetto del ponte sullo Stretto è figlio dell’ingegno e della tecnica italiana, l’idea del tunnel è una questione che ci mette in imbarazzo”. Alberto Prestininzi, professore di Geologia Applicata all’Università La Sapienza di Roma, direttore del Ceri (Centro di ricerca previsione, prevenzione e controllo dei rischi geologici) e membro del comitato scientifico della Stretto di Messina dal 2001 al 2012, dice la sua a Radio Radicale in merito all’idea del tunnel nello Stretto.
Spiega che “un tunnel, per scendere a 300 metri e risalire, con pendenze massime possibili del 12 per mille, avrebbe bisogno di gallerie di 56 km, altro che città metropolitana unita tra Messina e Reggio”. E che l’idea “è stata la prima ad essere scartata per ragioni geomorfologiche e sismiche. In quell’area sono stati fatti studi sismici e geodinamici molto approfonditi, sappiamo tutto. Solo un pazzo potrebbe immaginare di posizionare una struttura rigida tra le faglie di una grande area sismica”.
Ma allora il rischio sismico ci sarebbe anche per il ponte? “No – risponde il prof. Prestininzi -, il ponte ha solo due contatti a terra con le fondazioni dei piloni. Per quella lunghezza ha una frequenza di oscillazione propria lontanissima da quelle che generano i terremoti, il ponte non lo sente neanche il terremoto”.
E il vento? “Quello era un problema ma è stato risolto con una serie di studi e prove alla galleria del vento del Politecnico di Milano. Il progetto del ponte è un gioiello tecnologico dell’ingegneria italiana, verificato dal punto di vista tecnico, territoriale e ambientale da parte di supervisori internazionali. Lunghe indagini che hanno consegnato rapporti estremamente favorevoli e hanno suggerito la campata unica come soluzione migliore. Ne abbiamo la certezza, è un modello che stanno usando in tutto il mondo, per ultimi Cina e Turchia, la nuova generazione di ponti sospesi è tutta sull’idea del ponte di Messina”.
Prestininzi definisce “sciagurata” la decisione del governo Monti di bloccare il progetto nel 2012. “Un progetto definitivo, approvato a tutti i livelli, un contratto firmato”. Un aspetto positivo: “Oggi ci sono materiali e tecnologie più moderne, si possono abbassare i costi e si può migliorare la qualità”.
Infine una considerazione politica. “Il tunnel non è una soluzione innovativa, è una trovata politica da sommare alle molte proposte per distogliere l’attenzione dal ponte. La Politica deve occuparsi del problema politico ed economico, poi deve affidarsi ai tecnici. Dicano che non vogliono il ponte dal punto di vista politico, delle cose tecniche devono occuparsene i tecnici. Quando la Politica non è capace di decidere rinvia. Così il sud sarà sempre lontano dal resto d’Europa, per carenza di infrastrutture. Invece che dare un contributo al Meridione, si è allargata la forbice del benessere col resto del Paese”.