L’ennesimo sfogo di un datore di lavoro: “Manca il personale e così sarò costretto a chiudere, vendendo il mio bar. Il reddito di cittadinanza? Influisce perché ha spento la voglia di svegliarsi e andare a lavorare. Chi incassa con il Rdc anche quasi mille euro perché dovrebbe venire a lavorare da me? Io pagherei anche di più, ma non è possibile perché andrei sotto per il costo del lavoro: le tasse sono troppo alte”. Ma che cosa pensa un sindacalista di queste lamentele legate al reddito di cittadinanza? La parola a Francesco Lucchesi (nella foto), della segreteria regionale siciliana della Cgil: “Se si rispettano i contratti collettivi nazionali, con le ore stabilite e la giusta retribuzione, i lavoratori si trovano. Senza entrare nel merito della singola vicenda, che non conosco, faccio un ragionamento generale: tanti imprenditori e datori di lavoro erano abituati a trovare personale a cifre davvero basse. Con il reddito di cittadinanza, persone che prima lavoravano 500 euro al mese per 50 ore alla settimana, ad esempio, hanno potuto scegliere. Quale deve essere l’obiettivo? Abbattere lo sfruttamento. Nel rispetto delle norme e della legalità, l’imprenditore troverà i lavoratori. Tra stare a casa con un reddito di 600 euro circa, e magari devono campare in due più un bambino, e avere invece mille euro mensili, lavorando regolarmente nel rispetto della legalità, è chiaro che la scelta sarà quella di accettare l’impiego. In merito ai costi del lavoro, invece, come Cgil siamo per l’abbattimento del 5 per cento del cuneo fiscale, a beneficio sia dei datori di lavoro sia dei lavoratori”.
Ma che cosa risponde il sindacalista al titolare del bar intervistato da Tempostretto che parla di compensi superiori ai mille euro con il Rdc? “Facciamo un po’ di chiarezza. La Sicilia è la seconda regione, dopo la Campania, per percettori del reddito di cittadinanza. Nell’Isola circa 600mila persone ne usufruiscono (nel 2022 sono stati 625mila i beneficiari secondo i dati Inps, n.d.r.), con una media di contributo che non supera le 600 euro. In caso di bambini e di persone con una casa in affitto – ricorda Lucchesi – scatta un’integrazione e si può arrivare a ricevere sulle 800 euro. Si tratta di un bonus integrativo, se sei affittuario. Ma, per la maggioranza delle persone, il Rdc si assesta, ripeto, sulle 600 euro, in media in Sicilia sui 587 euro. Ricordo pure che il reddito costituisce un’integrazione se si riceve uno stipendio da fame, con un sostegno per le spese alimentari e mediche. A chi spesso lo dimentica vorrei precisare che, in Italia, ci sono quasi cinque milioni di poveri. Quando si citano i casi dei cosiddetti furbetti, o di chi in una coppia ha una residenza diversa e riesce così a cumulare il reddito, andando oltre i mille euro, vorrei rispondere che vanno sanzionate le singole violazioni. Altrimenti, considerando che abbiamo avuto un aumento del 42 per cento degli infortuni sul lavoro, dovremmo chiudere tutte le aziende, senza distinguere… Si tratta di un ragionamento assurdo”.
Ma che cosa pensa Lucchesi dell’impegno governativo ad abolire il reddito di cittadinanza? “Una scelta esiziale. S’intende eliminare uno strumento prezioso in assenza di politiche capaci di creare lavoro. Questo significa gettare nella disperazione le persone che vivono condizioni drammatiche di povertà, favorendo un pericoloso abbraccio con l’illegalità e la criminalità”. Per la Cgil, il reddito andrebbe semmai rimodulato, potenziando i Centri per l’impiego. In Sicilia sono state 244.784 famiglie e 604,239 persone ad avvalersi del reddito nel 2022, evidenzia il sindacato, con una significativa sfoltita rispetto al 2021: quasi centomila soggetti in meno.
In base ai dati dell’Inps, nel mese di settembre 2022, i nuclei beneficiari del reddito di cittadinanza sono stati 1,04 milioni (90%) mentre i nuclei beneficiari della pensione di cittadinanza sono stati circa 120 mila (10%), per un totale di 1,16 milioni di nuclei. Si legge sul sito dell’Inps: “A fronte di circa 1,16 milioni di nuclei percettori, sono state coinvolte 2,45 milioni di persone così ripartite: 1,69 milioni nelle regioni del Sud e nelle Isole, 430 mila nelle regioni del Nord e 328 mila in quelle del Centro. La regione con il maggior numero di nuclei percettori di RdC/PdC è la Campania (22% delle prestazioni erogate), seguita da Sicilia (20%), Lazio (10%) e Puglia (9%); nelle quattro regioni citate risiede oltre il 60% dei nuclei beneficiari”.
E ancora: “L’importo medio erogato nel mese di settembre 2022 è di 551 euro con un differenziale assoluto di 300 euro tra l’importo RdC (582 euro) e l’importo PdC (282 euro). Circa il 60% dei nuclei percepisce un importo mensile fino a 600 euro, mentre all’estremo opposto meno dell’1% percepisce un importo mensile superiore a 1.200 euro. Tra tutte, la classe modale (quella con una maggiore frequenza, n.d.r) è rapppresentata dai nuclei mono componente con importo mensile compreso tra 400 e 600 euro (288 mila, un nucleo su quattro). Quanto alla cittadinanza, nell’89% dei casi, il richiedente la prestazione risulta di cittadinanza italiana; nel 7% è un cittadino non comunitario in possesso di un permesso di
soggiorno, nel 4% è un cittadino europeo e infine, quota strettamente residuale, i familiari di
tutti i casi precedenti”, si legge sempre nel documento dell’Inps.