GROTTERIA – Un nuovo “caso Madalina Pavlov”?
Il primo gennaio scorso Ana Maria Tirnovan avrebbe compiuto 31 anni. Invece s’è suicidata quando ne aveva solo 24, nel 2016, in un bagno di Grotteria. Questa, almeno, la narrazione ufficiale di una vicenda quantomai complicata, anche perché solo pochi mesi prima la giovane rumena residente a Siderno era stata arrestata insieme al suo compagno – di alcuni anni più grande – e a una badante di soli 17 anni con l’accusa d’aver ricattato un anziano cui faceva da badante, chiedendogli denaro dietro l’accusa d’averle somministrato farmaci che a dire della ragazza le avrebbero procurato un aborto spontaneo.
Ma stando al legale dei familiari – che vivono in Romania –, l’avvocato Antonio Russo, sulla tragedia di 7 anni fa ci sono troppe stranezze: indagini di fatto mai compiute, una richiesta d’avocazione mai accolta…
In particolare, la Tirnovan si sarebbe uccisa ingerendo candeggina e poi impiccandosi: il liquido in questione, tuttavia, non è stato mai trovato, così come mai è stata rinvenuta la sciarpa che la giovane avrebbe adattato a cappio e nodo scorsoio. Né il referto fa minimamente cenno alla circostanza che la giovane si trovasse ai domiciliari (proprio per l’intricata vicenda dell’aborto). Davvero incredibile poi, viste le circostanze del decesso, che non sia mai stato eseguito l’esame autoptico sulla salma della rumena.
A questo punto, i congiunti vogliono la verità: secondo loro, Ana Maria non s’è tolta la vita, ma è stata uccisa. Non si sa da chi, non si sa in che modo e, soprattutto, non si sa assolutamente perché.