Le luci del Teatro Vittorio Emanuele di Messina si riaccendono finalmente. Anche se solo per una sera.
Nel silenzio che regna sovrano (silenzio che si è imposto ormai da troppo tempo su tutto il mondo della cultura), quelle luci non solo schiariscono il buio della sera ma fanno anche rumore.
Mandano un messaggio forte: “facciamo luce sul teatro” e dimostrano l’esigenza, non più prorogabile, di ricominciare, di ritornare a quei momenti che le sole luci accese rievocano: le file alla biglietteria, il tappeto rosso che invita ad entrare, le chiacchiere sulle aspettative prima dello spettacolo e i giudizi al suo termine, la magia che si nasconde dietro quella grande tenda rossa e gli sguardi di intesa tra chi, sebbene estraneo, conserverà per sempre la condivisione delle stesse emozioni.
Di tutto ciò siamo ormai privati da tanto. Per questo motivo i teatri italiani, dai più piccoli linfa vitale del nostro sistema teatrale, ai più grandi punto di riferimento nazionale, hanno deciso di unirsi in una protesta silenziosa.
La sera del 22 febbraio 2021, dalle 19,30 alle 21,30, i teatri hanno deciso di riaccendere le loro luci, invitando tutti, cittadini, artisti, operatori dello spettacolo, maestranze, a recarsi all’esterno, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza.
I partecipanti hanno potuto testimoniare la loro presenza per mezzo di foto, video, messaggi con l’hashtag #facciamolucesulteatro, indicando città e nome del teatro e taggando l’Associazione Unita e Teatro.it, iniziatori della protesta. Perché il Teatro è di tutti.
Una magia durata solo una sera, un invito speciale a Teatro, che si spera possa non essere l’unico e far sì, invece, che quelle luci restino accese un po’ più a lungo. Stiamo piano piano cercando di ritrovare spiragli di normalità e la cultura, in tutte le sue forme, è necessaria quanto la scuola; come le scuole stanno riaprendo le loro porte, anche il Teatro potrebbe garantire la fruizione della sua arte in piena sicurezza.
Perché del Teatro abbiamo bisogno.
Tra i post di chi ha colto al volo l’invito del Teatro Vittorio Emanuele, ne spicca uno. Riporta le parole di Paolo Grassi quando, nel 1946, subito dopo la guerra, decise di fondare il Piccolo Teatro di Milano, riconoscendone la necessità proprio in un momento difficile come quello: “Noi vorremmo che autorità e giunte comunali, partiti e artisti si formassero questa precisa coscienza del Teatro, considerandolo come una necessità collettiva, come un bisogno del cittadino, come un pubblico servizio alla stregua della metropolitana e dei Vigili del Fuoco”.
E questo appello risuona ancora oggi come non mai.