MESSINA – Era il 12 febbraio 2023 quando veniva inaugurato il torrente Bisconte-Cataratti. Oggi l’opera, attesa da decenni, torna al centro della scena politica per le indagini che hanno portato all’arresto di Maurizio Croce e Francesco Carmelo Vazzana, mentre l’imprenditore sospeso è Giuseppe Capizzi. Ed emerge un elemento decisivo: l’accesso ai cantieri scaturisce da un’iniziativa della prefetta di Messina, Cosima Di Stani. Risulta importante l’attenzione da parte della prefettura in termini di vigilanza e rispetto della legalità. E, nella ricostruzione della Guardia di finanza, risaltano “due truffe sventate”.
Scrivono i finanzieri: “Una perquisizione delegata dalla Procura ha impedito la truffa dei pali, consistita nel collocare nel cantiere ben 291 pali in meno rispetto a quelli previsti dal progetto, con un risparmio di oltre 1 milione e 200mila euro. E la seconda truffa sventata riguarda il simulato conferimento a discarica di rifiuti provenienti dal cantiere di Bisconte (terre e rocce da scavo), riguardante invece materiale proveniente da un diverso cantiere gestito dalla società esecutrice dell’appalto pubblico. Materiale posto all’interno di un immobile di proprietà di un privato, in modo da consentire all’impresa di richiedere il rimborso a carico della stazione appaltante. Il tutto per ottenere, contestualmente, il pagamento dello smaltimento realmente avvenuto anche dal committente privato”.
Così ha commentato la notizia Alessandro Geraci (Cinquestelle), consigliere della III Municipalità: “Provo profonda rabbia e tristezza leggendo questa notizia, attorno ad un’opera che il territorio ha atteso per decenni. Oltre ai presunti reati di corruzione, favori e regalie, che ovviamente dovranno essere accertati, mi sconcerta leggere che nel corso delle indagini sia emersa la presunta collocazione di un numero di pali inferiore rispetto a quello previsto dal progetto: ben 291 pali in meno! Trattandosi di un’opera di messa in sicurezza, essendo un torrente a rischio idrogeologico, non può che destare evidente preoccupazione tra i residenti e non solo”.
Continua Geraci: “È stato un cantiere travagliato e andato a rilento. Negli anni ho più volte incalzato il prosieguo dei lavori, evidenziando come ad esempio le griglie di raccolta acque piovane non fossero adeguate, in quanto durante le piogge scorre più acqua nella nuova sede stradale che dentro l’alveo torrentizio. E per ultimo la grottesca vicenda di quel tubo della Tim sul marciapiede che impedisce il transito, frutto di un collaudo finale dell’opera che ancora oggi resta un mistero. E che conseguentemente non permette al Comune di Messina di realizzare la corretta segnaletica orizzontale e verticale. Mi auguro a questo punto che venga fatta una verifica strutturale dell’opera, per dare tranquillità a chi abita tra Bisconte e Cataratti”.
In realtà, anche se sono stati messi meno pali, dalla verifica di un esperto la situazione sul piano della sicurezza non dovrebbe destare allarme, ci ha fatto sapere la Guardia di finanza.
In ogni caso, ferma restando le presunzione d’innocenza, che investe tutti gli indagati, questa vicenda induce a riflettere. In primo piano domina la necessità di rafforzare i controlli in un territorio nel quale l’attesa del compimento dei lavori risulta snervante. Snervante come la vicenda paradossale del tubo. E quest’esigenza di tempi certi di realizzazione si combina con la necessità di tutelare al massimo la sicurezza.
Ben venga, dunque, la verifica richiesta dal consigliere Geraci. In quest’ambito, però, manca ancora una volta la voce forte e autorevole della politica. E su questo tema torneremo.