MESSINA – Voracissimi e carnivori, capaci si rigenerarsi quando vengono spezzati in due, hanno aculei con tossine urticanti e sono predatori insaziabili: i vermocane, noti anche come vermi di fuoco, si sono moltiplicati a causa dell’aumento delle temperature medie del Mediterraneo. E sono ormai diventati un serio problema sia per le specie che popolano le riserve marine, come i coralli, sia per i pescatori, che nel giro di una notte possono ritrovarsi con le reti saccheggiate.
Per questo sono nel mirino dei biologi del laboratorio che l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs) di Trieste ha aperto a Panarea e a Milazzo.
In realtà, la presenza di questi vermi marini sui fondali che contornano i nostri litorali è piuttosto comune, anche se molto raramente può raggiungere la battigia. Ma bisogna fare sempre attenzione a non avvicinarsi troppo o calpestarlo.
Si tratta di un verme marino appartenente alla classe dei Policheti. Vive sui fondali marini, soprattutto rocciosi, dei mari tropicali e sub-tropicali, Mediterraneo compreso. Specialmente nei fondali mediterranei si può trovare a basse profondità nascosto tra gli scogli o rasente ad essi. La particolarità di questo verme marino è quella di essere dotato di setole urticanti e, se infastidito o anche urtato inavvertitamente, può infliggere dolorose irritazioni, lanciando gli aghi a uncino verso la minaccia.
In caso di puntura, si possono rimuovere le minuscole setole urticanti con un nastro adesivo, mentre l’applicazione di alcol può alleviare il dolore. Questo verme marino, può essere molto urticante se toccato o se viene avvicinato. Quindi in caso di avvistamento si raccomanda la massima prudenza.
Quindi se lo avvistate non toccatelo, e non avvicinatevi (se potete) a fondali ricoperti da scogli affioranti, come quelli che caratterizzano alcuni tratti della riviera messinese. Il vermocane è presente sui fondali dello Stretto dove sono presenti massi e roccia.
Molto numerose le colonie sui bassi fondali rocciosi antistanti l’area di Capo Alì, Capo Sant’Alessio e Capo Taormina, dove la presenza di molti canyon sottomarini favorisce il loro habitat ideale. Sul lato tirrenico è facile osservarlo sui fondali rocciosi di Capo Milazzo, l’area di Capo Calavà e sulle scogliere che caratterizzano gran parte delle isole Eolie. In questi casi però il “vermocane” si trova nascosto sui fondali, mantenendosi a debita distanza dalla superficie marina.